mercoledì, ottobre 24, 2007

Una legge per il web: disciplina o bavaglio?

Un disegno di legge licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog o un sito. Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su Internet spese e sanzioni penali. Il sottosegretario Levi: "Non è questo lo spirito, deciderà l'Autorità".

leggi Aldo Fontanarosa, Repubblica, 19/10/2007

martedì, ottobre 23, 2007

He's back.....

.... more pics coming soon....

Foto: Ivan (Kilimangiaro, Tanzania 5-21 ottobre) ©

venerdì, ottobre 19, 2007

Il mercato delle b(o)lle

Sul finire dell'ottocento un comunissimo farmacista di Atlanta, il dott. John Styth Pemberton, dava alla luce quella che di li a poco tempo si sarebbe rivelata la più redditizia delle alchimie: era il 1886, la data di nascita della Coca Cola.
Inventata come un rimedio efficace per qualsiasi male, la bevanda con le bolle uscì illesa da tutti gli attacchi volti a mettere in dubbio la presunta insalubrità dei suoi misteriosi ingredienti, per arrivare fino a noi quasi intatta, trasformata da versione liquida dell'aspirina a colosso mondialmente incontrastato delle bibite analcoliche.
Però qualcosa ad un certo punto deve essere andato storto. Sarà il momento storico delle lotte epocali ai grassi e calorie - soprattutto nella patria sovrappeso di Mc Donald e patatine. Sarà che all'attenzione maggiore che prestiamo alla linea si asocia per fortuna una più profonda e urgente attenzione alla salute - nostra e dell'ambiente in cui viviamo. Qualsiasi cosa sia stata, si dà il fatto che il modello Coca Cola ha cominciato a scricchiolare, trascinando con sè la Pepsi, concorrente diventata socia di sventura. Il primo colpo l'ha lanciato la comunità scientifica statunitense, che ha recentemetne puntanto il dito contro la pratica della Coca Cola e della Pepsi di sostituire il saccarosio proveniente dalla canna da zucchero con un più conveniente - dal punto di vista esclusivamente economico - concentrato di fruttosio proveniente da mais OGM.

Una volta creata la crepa, l'acqua - gassata? - comincia ad entrare e mina le basi precarie della salubrità delle sorelle Coca & Pepsi. A inizio 2007 la Chicago Medical Association ha proposto una tassa aggiuntiva sulle suddette bevande - i cui dolcificanti sono una delle maggiori cause di obesità infantile - per dedicarne i proventi a campagne di educazione alla salute.
E non bisogna pensare che si tratti solo di una crociata americana contro una propria creazione. Nell'agosto del 2006 lo stato indiano del Kerala (!) ha vietato alla Coca Cola e alla Pepsi la produzione e la vendita delle loro bevande in tutta la regione (!!!) dopo che un'indagine del Centro per la scienza e l'ambiente di New Delhi aveva rinvenuto residui di pesticidi nelle bibite, in quantità 24 volte superiori ai limiti indiani (!!!!!!!!).
Per non parlare che in India il mais - preferito dalle multinazionali per i motivi suddetti- impoverisce i contadini, perchè sostituisce le coltivazioni locali di canna da zucchero. Se si considera poi che per produrre un litro di Coca Cola servono nove litri di acqua, si capiscono anche le ragioni dietro alle denunce avanzate nello stato del Kerala per inquinamento dei terreni e furto di acqua destinata all'irrigazione e al consumo umano. Nel Kerala sono stati prosciugati 260 pozzi.

Che ironia che tanti attentati alla nostra salute derivino dall'invenzione fortunata di un farmacista, a cui di solito chiediamo piuttosto cure - non cause - per le nostre umanissime pene. Ma si sa, siamo esseri irrazionali, a volte anche l'informazione più efficace non serve a farci desistere dalla tentazione. Finchè continueremo ad essere entusiasti e affezzionatissimi consumatori ci sarà mercato, salutare o no che sia.

lunedì, ottobre 15, 2007

Il Danubio passa per dieci Paesi

In aeroporto ho provato il pizzicorio di quei film dove l'eroe vince la monotonia del quotidiano infilandosi nel primo aereo in partenza da NY. Solo che io non ero a NY ma in una banalissima Malpensa e il mio aereo non era proprio a caso, ma quasi. Destinazione Belgrado, classica decisione last minute e un week-end di quelli strani nel mezzo, dove la sensazione che mi rimane non è di tempo, di spazio ma piuttosto di suoni e sapori.

A Belgrado ci ho pensato un sacco di volte, perché la mia amica Vera vive là e per me e la Moki è stato per un po' uno di quei viaggi-miraggi, da tirar fuori nei momenti di asfissia sociolavorativa, come oasi ideale per ricaricare umanissime batterie. Poi abbiamo smesso di pensarci e allora si, siamo finalmente partite. Dai Balcani mi aspettavo i ritmi improbabili dei film di Kosturica e gli squarci crudi e tristi a cui mi aveva abituato la Slovenia di fine anni 90. Da Belgrado non mi aspettavo niente, se non l'immaginario distorto da tanti racconti e l'entusiasmo di chi c'era stato prima di me. Ho trovato gli stessi mercati di Tegucigalpa, con gli equilibri precari di frutta e verdura, ma con volti diversi dietro i banchi, più affilati, inspigoliti da quella lingua costantemente interrotta da consonanti impronunciabili. Tutto così umanamente diverso dai paesaggi a cui mi ha abituato l'America Latina!

Non so se mi è piaciuta Belgrado in , la città intendo, o piuttosto l'incredibile coincidenza di equilibri tra tutti noi, coinquilini improvvisati a casa di V. Ho tutti i sensi falsati da un week-end che mi è sembrato una lunga interminabile notte, fatta di chiacchierate fitte, ricordi intensi, sensazioni riscoperte come dopo una conversazione interrotta, tre o quattro anni fa.
Belgrado è grigia nei giorni d'inverno, di un freddo pungente e secco. La mia prima mezz'ora di camminata in Serbia mi ha messo addosso la stessa desolazione che provavo ogni volta che da Gorizia passavamo la frontiera per andare a Nova Goriza, per andare a vedere cosa voleva dire Europa dell'Est.
Poi si è aperto il cielo e si sono aperte le piazze su parchi verdi e fitti, passaggi più ampi in una lunga camminata fino al Danubio, il fiume evocativo dei libri di Magris e di qualche riminiscenza sbiadita dell'università.
Fa bene ogni tanto sentirsi smarriti, sperimentare su di se lo stordimento del migrante, analfabeta della lingua locale in balia della compassione degli autoctoni. Mi viene in mente una scena sul treno Bologna- Ancona. Un gruppo di slavi cercava di chiedere informazioni in un italiano sgrammaticato e la gente passava oltre accelerando, come fossero fatti d'aria, come se il solo fatto di non parlare italiano (o essere tutti indistintamente e comunque "albanesi"?) giustificasse l'espressione di fastidio e disapprovazione. Per fortuna i serbi sono un popolo accogliente, il tassista all'aeroporto mi ha perfino prestato il suo cellulare.

Belgrado è una città di giovani in fermento, che ha davanti a se l'epoca della ricostruzione, che vive un presente geografico e storico fatto di mille contraddizioni in movimento da cui si alimentano speranze, sogni, spazi vivi di futuro. Ho capito cosi poco in queste poche ore, certi viaggi lasciano in eredità solo l'urgente bisogno di approfondire. Dentro la mia idea di Belgrado ci ho messo un po' di tutto: i vicoli di Bruxelles con i tamvia traballanti, i mercati del Centro America, pezzi dei viali di Buenos Aires. Per fortuna Vera si è prodigata a raccontarci un po' di storia e la città alla fine nella mia mente ha ripreso il giusto posto in un continente frammentato, ancora profondamente diviso nelle sue battagliere etnie, dove tutti parlano la stessa lingua ma la chiamano in modo diverso per giustificare la finzione di non capirsi. La guerra alle spalle, cosi vicina anche a noi: dal mio lato di Adriatico qualcuno racconta di aver sentito le bombe cadere. E la questione sempre aperta dello status di un Kosovo che si vede solo indipendente, lascia scoperte tutte le contraddizioni di questo lembo d'Europa che risponde alle logiche delle zolle terrestri, in perenne stato di precario assestamento.

Insomma, lascio Belgrado con poche certezze, con il sapore buono della capacità innata che abbiamo di ricreare le atmosfere vivide dell'amicizia in ogni contesto, ad ogni incontro. E poi mi resta l'orgoglio un po' infantile di sentirmi speciale, perché quando vado a trovare i miei amici non attraverso mai la strada o un isolato, ma come minimo devo farmi un'ora di aereo o dieci di treno. Il privilegio indiscusso di sentirsi sempre dentro ad un viaggio, dove il cibo e gli usi locali sono sempre per forza di cose sapori da scoprire. Stavolta è toccato ai cevapcici annaffiati di rakia (letto "racchia"), mentre l'accesso ad Internet broadband ci permetteva di risolvere l'ennesimo dubbio atavico: quanti Stati attraversa il Danubio nel suo viaggio verso il mar nero?

Foto: Belgrado - Serbia, 12-15 ottobre 2007, letiziajp © (peccato la macchia un po' scadente rubata all'ufficio... la mia Nokia (...Panasonic!!!) nello stesso momento era sulla vetta del Kilimangiaro...tutta un'altra storia da raccontare)

giovedì, ottobre 11, 2007

Festival per l'Economia Interculturale

Dal 12 al 20 ottobre si svolgerà in diverse città italiane (Milano, Torino, Biella, Cossato) la prima edizione di un Festival tutto dedicato all'Economia Interculturale. Cosa vuol dire?
La manifestazione nasce dalla volontà di valorizzare l'economia nella sua dimensione tridimensionale, fatta non solo di formule e numeri ma anche di colori, espressioni e scelte imprenditoriali multiformi, che dipendono dalla cultura, dalla provenienza etnica, anagrafica e sessuale di chi le esprime.


Per saperne di più, articolo completo e programma su Popolis

martedì, ottobre 09, 2007

Massambalo?

"Chi?" chiese l'uomo avvolto in una coperta
"Il dio dei migranti" rispose con calma l'ivoriano.
"Come l'hai chiamato?"
"Massambalo. hamassala o El-Rasthu" rispose "ha molti nomi. vive da qualche parte in Africa, sottoterra, dentro un buco da cui non esce mai".
"E come fai a capire che aspetto ha?" chiese un ragazzo con espressione circospetta.
"Non lo so" riprese quello che raccontava" ma ci sono degli spiriti che viaggiano per conto suo. Li chiamano le ombre di Massambalo. Percorrono il continente, dal Senegal allo Zaire, dall'Algeria al Benin. le ombre non dicono nulla ma attraverso i loro occhi Massambalo vede il mondo, guarda ciò che loro guardano, sente ciò che loro sentono. Così veglia sulle centinaia di migliaia di uomini che hanno lasciato la loro terra. Non parlano e non dicono mai chi sono, sta al viaggiatore indovinare la loro identità. Se ci riesce deve avvicinarsi lentamente, con rispetto e fare una semplice domanda: Massambalo?. Se l'ombra annuisce allora può lasciare un dono. l'ombra di Massambalo prende l'offerta e la conserva. E' il segno che il viaggio di quell'uomo andrà a buon fine, che il vecchio Dio veglierà su di lui." (Laurent Gaudé, Eldorado)

venerdì, ottobre 05, 2007

La geopolitica dei maglioncini

La United Colors torna a far discutere, questa volta con un risultato sorprendente: mettere Iran e Stati Uniti dallo stesso lato della barricata. La guerra in questione fortunatamente è solo dialettica e riguarda l'aggressiva campagna d'espansione commerciale del gruppo Benetton in Medio Oriente. In ogni caso nessuna pace fatta tra Teheran e Washington, l'imputato è lo stesso ma le similitudini finiscono qui. Le ire dell'Iran contro l'azienda di Porzano Veneto sono tutte ispirate alla morale e riguardano la cattiva influenza che la moda italiana potrebbe avere sulle donne iraniane. Le paure degli Stati Uniti vanno invece nella direzione opposta.
Essendo quotata nella Borsa Americana, nel corso degli ultimi mesi la Sec - la Consob USA - si è affrettata a chiedere alla Benetton rassicurazioni sul fatto che gli affari del gruppo italiano non stessero in qualche modo riempiendo le tasche del governo di Teheran, iscritto da tempo nella lista nera americana degli "Stati canaglia" insieme a Cuba e alla Siria. La questione con gli americani si è risolta con un "nulla da eccepire" della Sec e la battaglia politica iraniana non sembra preoccupare più di tanto la Benetton, che continua la sua campagna di espansione nella regione, dichiarando tramite un proprio portavoce che l'obiettivo "è quello di espanderci in modo capillare in tutte le più importanti città della Repubblica islamica".
Di certo l'espansione della United Colors nel mondo contribuirà più ai processi di omologazione delle mode che di risoluzione dei conflitti. E' anche vero che l'azienda è stata più volte attaccata per mancata responsabilità sociale, ma questa è un'altra storia, un altro capitolo da approfondire. Piuttosto, l'espansione dei colori e dei modelli di casa Benetton in un Medio Oriente in alcuni casi sempre più chiuso in se stesso, potrebbe contribuire indirettamente ad aprire spiragli nelle maglie di governi poco propensi a mettere in agenda la voce "libertà di espressione". Tema difficile e controverso che va ben oltre le tensioni geopolitiche di due governi nemici. Ma una nota positiva possiamo trovarla: finalmente è l'espansione di un'azienda di maglioncini a fare notizia e non quella di eserciti sul piede di guerra.

mercoledì, ottobre 03, 2007

Vacanze: diritto di tutti

Circa il 40% della popolazione Europea non va in vacanza, principalmente per motivi economici. Una forma di turismo sociale, sostenibile e accessibile potrebbe garantire a chiunque "il diritto alla vacanza" e, al tempo stesso, essere un'opportunità per lo sviluppo di molte comunità locali. I cosidetti "buoni vacanza" stanno diventando sempre più comuni all'interno delle imprese. Questo nuova forma di benefit potrebbe essere inclusa in un prossimo futuro anche negli accordi contrattuali.
Questa ed altre interessanti tematiche saranno oggetto del Forum Europeo sul Turismo Sociale che si terrà a Riva del Garda il prossimo 2-5 ottobre, organizzato dalla Federazione Trentina delle Cooperative. Per saperne di più: http://www.turismosociale.to/

The sky's the limit

Aconcagua, Argentina (6962 m)
Foto: Ivan! ©

venerdì, settembre 28, 2007

Rosso Myanmar

Tam Tam per la Birmania, basta un segno, rosso, un segno di solidarietà.

mercoledì, settembre 26, 2007

Se dovessimo passare sei mesi da soli sull’altra faccia della luna a frugarci dentro, quale ricchezza di materiale pensate ne salterebbe fuori?

Saul Bellow, Ne muoiono più di crepacuore

martedì, settembre 25, 2007

Poveri noi...

Da un recente studio realizzato da tre ricercatori di Bankitalia, il rischio povertà per i giovani di oggi-pensionati di domani è tornato a crescere dopo le riforme previdenziali degli anni 90. Secondo il trend analizzato, le giovani generazioni avranno benefici previdenziali minori che andranno ad incidere su redditi da lavoro in media minori rispetto a quelli percepiti dalla generazione precedente. Oltre ad una fotografia grigio-nero sulla nostra pensione, i tre economisti tracciano anche auspicabili vie da seguire per correggere la rotta e permetterci di guardare al traguardo con un pò più di...serenità? La verità è che sono ancora giovane e lavoro come se dovessi lavorare per sempre. La parola pensione ce l'hanno tolta dal codice genetico per relegarla nel recinto sicuro e magico della mitologia. Politiche alternative ci sono, c'è chi ci studia sopra e le propone. Al lettore il piacere di entrare nel merito.
Daniele Franco, Maria Rosaria Marino, Pietro Tommasino, "Pension policy and poverty in Italy: recent developments and new priority", Giornale degli Economisti - Ente L. Enaudi

Informazione...viscosa

"Mattel fa marcia indietro e si scusa con Pechino. Ieri l'azienda che produce le Barbie, travolta dallo scandalo dei giocattoli realizzati in Cina e ritirati dal mercato per l'eccessiva concentrazione di piombo nelle vernici, ha fatto ammenda con i propri clienti, ma soprattutto con Pechino, dove i pezzi tossici sono stati prodotti. Il Governo cinese, finito sotto accusa per i suoi standard di sicurezza, è stato cosi scagionato dalla stessa corporation" (Simone Filippetti, Sole24Ore 22/09/07)

A metà agosto Mattel aveva accusato i fornitori cinesi di violare standard e requisiti di sicurezza nella produzione di giocattoli, costringendo l'azienda a ritirare dal mercato più di 20 milioni di pezzi made in China. Ma poco dopo il capo dell'amministrazione generale cinese sul controllo qualità aveva rilevato che il difetto derivava dalla progettazione e non dalla produzione, evidenza che porterà il direttore esecutivo di Mattel, il 12 settembre, a porgere le sue "sincere" scuse ai consumatori Usa e a Pechino. Tocchi e contraccolpi di un'informazione viscosa, che sembra sempre passare troppo al di sopra della nostre teste. In un momento passeggero da conspiracy theory mi viene quansi da pensare che dietro tante giravolte debbano esserci dei serissimi studi di impatto, che non riguardano certo la nostra salute ma piuttosto il trend della visibilità in seguito ad una certa azione. Una volta che un paese, un governo, una persona, vengono pubblicamente screditati sulla piazza del pubblico dissenso, che impatto hanno nel subconscio dei consumatori le "sincere scuse" del pentito accusatore? La Cina continueremo a guardarla con sospetto anche dopo il dietrofront pubblico di Mattel, perchè le parole trasmesse via cavo hanno un peso fluido e un senso disarmante, che rimane impresso nella retina ancor prima che nella memoria. E anche perchè quel continente cosi misterioso, immenso e incomprensibile agli occhi dei più deve lavorare ancora molto per rendersi accessibile, credibile, affidabile. Di sicuro non è solo questione di decodificazione del linguaggio.

Un esempio di come una corretta informazione possa essere determinante per la nostra vita? Me lo manda la mia amica Monica, che da anni ci lavora e che spero continui sempre a mantenermi vigile anche sui più piccoli dettagli del quotidiano: "The brave new risks of nanotechnology", Financial times

lunedì, settembre 24, 2007

Giallo come il Centro America

Gli accordi di libero commercio firmati – con gli Stati Uniti d'America – e quelli in corso di negoziato – con l'Unione europea –, i megaprogetti come il Plan Puebla Panamá, lo sfruttamento delle risorse naturali (acqua, diversità biologica, minerali) da parte di imprese multinazionali, la fine dell'agricoltura con l'abbandono della campagna e l'emigrazione verso le città o gli Usa, sono i moderni "cavalli di Troia" che arrivano a fiaccare la resistenza delle popolazioni locali.
Questa la tesi, questi gli argomenti trattati da Luca Martinelli nel suo libro "I colori del mais", presentato recentemente a Roma, alla Camera dei deputati, in occasione del convegno "Quale cooperazione tra l'Italia e l'America Centrale?".
Un libro che è anche un viaggio "dentro la vera ricchezza dell'America Centrale, laddove i sistemi di cooperazione con l'occidente partoriscono accordi economici asimmetrici e neocoloniali, ispirati al libero scambio piuttosto che allo sviluppo sostenibile".

giovedì, settembre 20, 2007

La chiamavano cooperazione Sud-Sud ma....

Il Governo di Kinshasa ha recentemente annunciato che il Governo di Pechino è pronto a concedere alla Repubblica Democratica (?) del Congo un prestito di 5 miliardi di $, con la possibilità che diventino 8 nel medio periodo. La Cina che corre in aiuto dell'Africa, non è la prima volta del resto. Nel 2004 Pechino aveva offerto finanziamenti ingenti anche all'Angola e poi al Sudan, alla Nigeria e allo Zambia, in una corsa all'aiuto che solo superficialmente potrebbe apparire una formula complessa di "cooperazione Sud-Sud". Guardiamo più a fondo, cosa accomuna i paesi prescelti da Pechino per la sua crociata africana? Ingenti riserve minerarie. Oro, nickel, stagno, rame e cobalto e in Nigeria anche greggio. Ma stiamo parlando anche di paesi sconvolti da guerre civili, dove i processi di democratizzazione sono in atto da anni ma non hanno mai messo radici, come specchietti fragili dietro cui si nascondono élites corrotte, che nella guerra vivono e speculano ai danni dell'intera nazione.
La Cina non è il Sud, ma un gigante economico in continua crescita e la contropartita alle sue strategie d'aiuto è palesata fin dagli accordi siglati con i governi africani. Come riportato da Roberto Bongiorni (Sole24Ore 19/09/07) la Cina otterrà in cambio dei suoi generosi investimenti concessioni minerarie e faraonici progetti infrastrutturali dove saranno coinvolte imprese cinesi. La verità è che Pechino si è ormai affermata come "la grande multinazionale della ricostruzione africana" e non si fa molti scrupoli a difendere i suoi nuovi clienti davanti alla Comunità internazionale quando i loro affari interni diventano casi evidenti di violazioni dei diritti umani.
La prima tranche concessa al Congo servirà a costruire ospedali, cliniche e università. Ma soprattutto a tagliare in due una foresta vergine per la costruzione di 3400 km di autostrada che dovrà collegare il Congo allo Zambia, dove mamma Cina ha investito 800 milioni di $ in miniere di rame. E le compagnie minerarie mondiali si lamentano perchè non riescono a tenere il passo del Grande Dragone nella sua modernissima campagna alla colonizzazione di un continente martoriato. E quando tutte le risorse saranno sfruttate, succhiate, esportate, dove si rivolgerà l'avidità del continente più popoloso del mondo? Ma soprattutto, che fine fa in questi casi l'intransigenza morale che le democrazie Europee sono disposte a sfoderare con altri paesi considerati...scorretti? Business as usual....

giovedì, settembre 06, 2007

La sicurezza delle divinità

KATHMANDU - Funzionari della compagnia aerea di bandiera hanno sacrificato due capre per placare Akash Bhairab, il dio Indù del cielo, in seguito a problemi tecnici con uno dei loro Boing 757, a causa dei quali laNepal Airlines, che ha due Boing, poco tempo fa aveva dovuto sospendere il servizio. I funzionari hanno fatto sapere che le capre sono state sacrificate di fronte all'aereo difettoso domenica, nell'unico aereoporto internaizonale di Kathmandu, nel rispetto delle tradizioni Indu.

Articolo completo, 4 settembre 2007


Segnalato da Fabioski

martedì, settembre 04, 2007

Saper leggere nei fondi del caffè...

"25 milioni di produttori di caffè stanno affrontando una crisi drammatica. Il prezzo internazionale del caffè si è più che dimezzato negli ultimi tre anni e i produttori di caffè dei Paesi in Via di Sviluppo, in prevalenza piccoli coltivatori diretti, oggi sono costretti a vendere i loro raccolti a un prezzo molto inferiore dei costi di produzione. Si potrebbe pensare che anche le multinazionali, che trasformano i chicchi di caffè in pacchetti, stiano attraversando una fase critica. Errore. Attualmente le quattro grandi multinazionali del caffè (Karft, Nestlè, Procter and Gamble e Sara Lee) posseggono marchi che fruttano ogni anno più di un miliardo di dollari. Se i benefici fossero ripartiti tra tutti, questo non sarebbe un problema. Invece, i contadini ricevono un prezzo talmente basso da non coprire neppure i costi di produzione, cosi che i guadagni esorbitanti delle multinazionali sono "pagati" dalle persone più povere al mondo"

Cosi ha inizio il viaggio di Oxfam nell'universo economico e umano che ruota attorno alla produzione del caffè, un bene materiale cosi importante, soprattutto per noi italiani, capace di scandire il tempo delle nostre pause lavorative, riunioni, incontri con gli amici, sveglie mattutine. Un gesto automatico e quotidiano che ci accomuna tutti, creando sfumature solo tra le preferenze - moka, macchinetta, macchiato. lungo o stretto o polvere solubile. E come tante cose che fanno ormai parte della nostra quotidianità, raramente ci soffermiamo più del necessario a chiederci....cosa c'è dentro e oltre le nostre tazzine di caffè? Ho provato a sfogliare questo libro (in vendita in Italia nelle Botteghe del Commercio Equo) ed ho cominciato improvvisamente a notare un sacco di altri dettagli, insignificanti in teoria ma significativi nel merito. Tipo, sfogliando la pagina finanziaria del Sole24 Ore, mi sono accorta oggi per la prima volta che beni quotati come il Caffè, il Cacao e lo Zucchero vengono tutti catalogati sotto il curioso titolo"COLONIALI". Magari cerco la pulce nell'acqua...ma uno degli effetti della lettura di questo libro è stato proprio questo: fino a prova contraria, farmi dubitare delle buone intenzioni...

lunedì, settembre 03, 2007

Biciclettando

Circa sei anni fa Channing Durak è partito dal Texas in bicicletta e ha attraversato 40mila chilometri tra Americhe, Europa e Asia. Lungo la strada, nel tempo, altre 125 persone si sono unite a lui, dando vita al Cyclown Circus....un movimento più che un'organizzazione, un modo di pensare più che un ente strutturato. Inizialmente potrebbero sembrare eccentrici turisti in cerca di una curiosa alternativa alla monotonia. Invece ciò che li muove è un obiettivo ben preciso: denunciare la dipendenza delle nostre società dal petrolio e proporre la bicicletta come soluzione a traffico ed inquinamento. E perché il messaggio sia chiaro si muovono in massa, puntano sul numero sempre crescente come veicolo visivo del loro pensiero. Nel frattempo si guadagnano da vivere attraverso spettacoli di clown, dividendo i guadagni e impegnandosi ad esibirsi gratuitamente per i bambini più bisognosi. Un'organizzazione rigorosamente collettiva di spazi e risorse che forse sarà difficile mantenere per lunghi periodi man mano che il gruppo cresce. Ma per chi può permetterselo (sia mentalmente che fisicamente...) è sicuramente un modo originale ed efficace di trasmettere un pensiero senza che questo si perda nella dimensione metafisica di astratte parole. Magari potrebbe essere interessante seguire il Circus per un breve tratto del loro vagabondare...molto più che una vacanza alternativa, un modo fluido di sentirsi vivi, zigzagando in bicicletta a favore di un'idea che andrebbe a sicuro vantaggio dell'intera società.
Per saperne di più: CyclownCircus!

venerdì, agosto 31, 2007

Anche Cremona ha i suoi Buskers

Buskers o artisti di strada. Dopo quello frequentatissimo di Ferrara, il Festival degli artisti di strada sbarca anche a Cremona, dove dal 31 agosto al 2 settembre le strade si riempiranno di clown, giocolieri, acrobati, pupazzi e burattini, mimi, bande e fanfare ...a testimoniare in questa prima edizione cremonese che "Il teatro di strada non è (praticamente mai) volgare; colpisce con la poesia malinconica contrastante il caos cittadino, con l’ingegno creativo che rompe la monotonia, con la comicità o l’ironia graffiante che ferma la corsa. Per dirci che il tempo e lo spazio del divertimento o dell’arte non sono necessariamente luoghi e momenti separati dal quotidiano vivere". Il Cremona BuskerShow si inserisce nel calendario e nella mappa di una serie di festival che in tutt’Italia aprono le vie e le piazze ai musicisti e agli artisti di strada provenienti da tutto il mondo. Per saperne di più: CremonaBuskersShow

venerdì, agosto 24, 2007

Innovative Marketing Solutions


Leno, esterno giorno, agosto 2007
Foto: letizijp ©


la Tigre del Caucaso

"Siamo come voi, gli italiani sono gli armeni del Mediterraneo", dice Hayak, giovane economista armeno, a Riccardo Sorrentino del Sole24Ore. L'Armenia, piccola repubblica euroasiatica senza sbocchi sul mare, negli ultimi anni è cresciuta a ritmi del 10%, guadagnandosi il titolo di Tigre del Caucaso. Eppure il paese paga ancora il suo isolamento storico e geografico, con un'economia che è ampiamente sostenuta da una diaspora ricca e influente. Si stima che arrivino dall'estero 1,5 miliardi di dollari l'anno, il 20% del PIL nazionale, con effetti non sempre benefici sulla competitività della moneta locale. La diffidenza della popolazione nel sistema bancario, memore dei fallimenti degli istituti sovietici, fa si che le risorse circolino nel paese in contanti, alimentando un'economia sotterranea che pur spingendo il paese verso un veloce sviluppo alimenta un mercato nero del lavoro, ampia corruzzione (le imprese preferiscono versare tangenti pur di non pagare tasse allo stato) e una concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, mentre fuori da Yerevan la povertà resta elevata e l'agricoltura di sussitenza. E' chiaro dunque che, dentro le cifre, la Tigre del Caucaso, orgogliosa del proprio miracolo, ha ancora molta strada da fare e le premesse ci sono. L'Armenia punterà sul proprio capitale umano, l'unica vera risorsa in grado di garantire un futuro. Intanto la Lycos è sbarcata a Yerevan, dove si attendono entro fine anno sette banche straniere e la Borsa di Stoccolma. L'Armenia cristiana delle origini, l'Armenia fiera della propria indipendenza che a fatica ricuce le ferite di un popolo nei confronti del quale, a distanza di quasi un secolo, la Turchia bandisce ancora la parola genocidio. L'Armenia che si sente occidentale pur nei suoi tratti orientali, dove la classe media vuole avere un ruolo attivo nella prosperità del paese e godere dei suoi frutti, guarda con ottimismo al futuro. Sarebbe buono se gli "armeni del Mediterraneo" guardassero al proprio domani con altrettanta,propositiva, energia.
(Liberamente tratto da: Sole24Ore del 24 agosto 2007)

mercoledì, agosto 22, 2007

Sviluppo ed aumento dei consumi......di chi??!

"L'autostrada sull'Everest si farà: il governo di Pechino inizierà a costruirla la prossima settimana in vista delle Olimpiadi dell'agosto 2008. Il progetto è stato pensato per il passaggio della fiaccola olimpica e sarà realizzato in quattro mesi, con largo anticipo rispetto all'inizio dei giochi: 108 chilometri di cemento collegheranno la cittadina tibetana di Tingri al Campo Base a 5.200 metri di altezza. All'Everest, la montagna più alta del mondo, si può accedere sia dal Nepal che dal Tibet, sotto controllo cinese. Il governo ha già stanziato 15 milioni di euro per i lavori e tutto l'itinerario della torcia olimpica ( 137.000 km, 130 giorni di percorso a staffetta) è stato disegnato dal regime per portare in regioni come il Tibet sviluppo ed aumento dei consumi."
Fonte: Metamorfosi

Commenti? A me sembra che parole come sviluppo siano oggi troppo inflazionate per aver conservato un significato che faccia rima con sostenibile, efficace, duraturo. Ma soprattutto, sembra che poco dovrebbero avere a che fare con la deturpazione di uno dei posti più suggestivi del mondo e con il relativo aumento dei consumi di folle di turisti orgogliosi di farsi immortalare con alle spalle la vetta più alta del pianeta, dopo aver percorso faticosamente afflosciati in macchina con hamburger e patatine kilometri e kilometri di puro...cemento.

martedì, agosto 21, 2007

Il lato non detto della microfinanza?

Negli ultimi anni il settore della microfinanza è diventato di moda, forse sull'onda del Nobel per la pace al suo inventore, M. Ynus, forse per per la diffusa convinzione tra gli operatori del settore, studiosi, finanziatori, che costituisca una ricetta organica ed efficace per la piaga dalla povertà.
Ma nonostante la grande pubblicità che circonda la microfinanza, pochi hanno davvero studiato il suo impatto. E quelli che l'hanno fatto sono arrivati a delle conclusioni sorprendenti....Uno degli studi più completi in materia sostiene che "i microcrediti sono più utili a chi vive sopra la linea di povertà, non sotto. Anzi in alcuni casi i microcrediti possono ridurre il cash flow dei più poveri. (..) in altre parole la maggior parte delle imprese sono piccole e la mortalità è elevata, contrariamente a quanto sostenuto dale Nazioni Unite sul fatto che i microimprenditori contribuiscono con le loro attività a far sviluppare l'intera economia. Nonostante la pubblicità sensazionalistica che circonda la microfinanza, questa non cura la povertà. Sono i posti di lavoro stabili a farlo. Se la società ha veramente la volontà di aiutare i più poveri tra i poveri, dovrebbe smettere di investire nella microfinanza e incominciare ad appoggiare le gradi imprese ad alta intensità di lavoro. Al tempo stesso i governi dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, visto che le soluzioni basate sul mercato non saranno mai sufficienti"
Aneel Karnani, Microfinance Misses its Mark, Stanford Social Innovation review

Sicuramente un punto di vista controcorrente, forse il primo in cui mi sono imbattuta da quanto ho iniziato a sbirciare nel settore della microfinanza. Un punto di vista che ha certo i suoi limiti (le grandi imprese che dovrebbero sostituire le micro saranno poi cosi propense al rispetto dei diritti dei lavoratori....?) ma che può certamente aiutare a muoversi nel settore con maggior criticità, senza farsi trascinare indiscriminatamente dalle sempre fugaci...mode del momento...

Una guida per riconoscere i tuoi santi

Dito Montiel vive nel Queens, in una periferia violenta di New York. Ha un gruppo di amici, un amore, un rapporto padre-figlio complicato e teso, mai tradotto in parole. Tutti gli affetti che gli ruotano intorno si ingarbugliano e lui si impiglia in una voglia tesa di scapparsene via, lontano da quel quartiere, lontano da tutte le cose mai dette, da tutti i sentimenti irrisolti. Via da quello che sembra un destino inevitabile se solo si lascia andare alla voglia di guardare indietro.
Dito Montiel scappa in California, cresce e i sensi di colpa con lui, finché tutta la rabbia e la tenerezza che ha dentro si riversano a fiumi in un libro. Il libro cade nelle mani di Robert Downey Jr. e diventa film. E il Dito scrittore si ritrova regista della propria storia, come un ritorno a casa alla ricerca di tutti i santi lasciati indietro.

Un film vivo e tagliente, mai violento anche nei momenti di violenza maggiore. Semplicemente una storia vera.

lunedì, agosto 13, 2007

E ci chiediamo "Perchè ci odiano?"...

Riporto la recensione di Elisa, mia collega e amica che mi ha prestato questo libro sicura che su di me avrebbe fatto facilmente breccia..e così è stato....leggetelo!

"Ormai ogni giorno arrivano notizie di morte dal Medio Oriente e sempre più cresce l’allarme terrorismo. Nel mondo occidentale oggi, c'è la convinzione sempre più forte che l'Islam ci odi e si parla di scontro fra civiltà. Quando si parla di terrorismo, lo si fa sempre guardando da una parte sola: è facile dare tutta la colpa al fondamentalismo islamico che non accetta la democrazia e la libertà occidentali. Barnard, senza giustificare gli atti di terrore che vengono compiuti, con questo libro ripercorre la storia degli ultimi decenni: ne viene fuori un quadro molto diverso da quello che ci viene abitualmente presentato, dove sono proprio i paesi oggi alla guida della "Guerra al Terrorismo" (Usa, Israele e Regno Unito) quelli che da anni hanno utilizzato il terrorismo per imporre il loro "ordine mondiale"

Elisa Mosini, continua su Popolis

venerdì, luglio 27, 2007

Gotan Project & Tango steps


Gotan Proyect in Concerto, Mantova Palazzo Thé
19/07/2007






Tangokinesis, Spettacolo Tango contemporaneo,
Cremona Arena Giardino
25/07/2007









Foto: Ivan/Leti ©

Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina

Sant'Agostino

mercoledì, luglio 25, 2007

ACQUA ....POTABILE

Dalle analisi condotte su oltre il 70% delle acque prodotte in Italia non è emersa una differenza sostanziale tra la composizione della maggior parte delle acque minerali e quella delle acque potabili. In generale l'acqua che esce dal rubinetto di casa è di buona qualità sia dal punto di vista microbiologico sia da quello chimico. I controlli delle aziende e della Asl ne garantiscono l'effettiva salubrità. I trattamenti di potabilizzazione con composti del cloro sono minimi, per cui anche il sapore non ne risente. Tra i vantaggi dell'acqua di casa, oltre al costo, c'è che non è necessario conservarla in bottiglie di plastica che potrebbero anche rilasciare sostanze tossiche. (Fonte: Vita No Profit)

Come dire, basterebbe fare analizzare l'acqua di casa, tanto per star sicuri sicuri e dire addio ai kili di plastica prodotti settimanalmente dal nostro consumo pesantissimo di acqua in bottiglia. Gli italiani sono i maggiori consumatori di acqua in bottiglia. Da stringere la mano ai responsabili del marketing delle aziende produttrici. Stringergliela forte e brevemente e poi, invertire la tendenza. L'acqua del rubinetto E' POTABILE e se proprio ci fa schifo il sapore e vogliamo spender dei soldi, compriamoci un filtro. Sarà di plastica anche quello, ma con i suoi 100 gr ha una durata media di almeno cinque anni.....

martedì, luglio 24, 2007

Microenergia (contro la povertà?)

Nei primi anni 90, mentre lavorava in una banca a Wall Street, Iqbal Quadir nato in Bangladesh 49 anni fa, intuì che i telefoni cellulari potevano essere usati come "armi contro la povertà". Da questa intuizione è nata Grameen Phone, una società che porta il nome della Grameen Bank del nobel per la pace Yunus e che si occupa di distribuire telefoni nei villaggi del Bangladesh con il sistema dei piccoli prestiti, facendo in modo che i telefoni diventassero fonte di guadagno per le phone ladies del Bangladesh rurale. Dopo le comunicazioni Iqbal sta pensando di elevare ancora un pò la ricchezza del suo paese natale, con un altro progetto rivoluzionario: portare l'energia nei villaggi. E per farlo ha fondato una nuova società, che si chiama Emergence Bioenergy, che in alleanza con una società americana (Infinia), che produce motori capaci di funzionare con diversi tipi di combustibili, userà la leva efficace del microcredito per vendere i motori Infinia nei villaggi del Bangladesh. L'elettricità cosi generata potrà essere venduta nelle singole case.

Di tutto il progetto, decisamente lodevole, una nota stona tra le righe dell'articolo che ha riportato questi fatti (Sole24Ore 19/07/07) ovvero la motivazione che c'è dietro un simile positivissimo "microtrambusto". Cosi infatti ci dice Iqbal "l'elettricità, oggi presente solo in un terzo dei villaggi, servirà a ricaricare i cellulari, ma anche a lavorare o a studiare di notte, tenendo a mente che intorno all'Ecuatore il sole tramonta alle sei di pomeriggio tutto l'anno". Va bene la dedizione e il sacrificio, che sono inclinazioni che portano lontano, ma siamo sicuri che la possibilità di "lavorare e studiare di notte" oltre a rendere gli abitanti del Bangladesh più ricchi li faccia anche più felici?

lunedì, luglio 09, 2007

DISTRICARSI

L'agricoltura organica, quella che non usa fertilizzanti, pesticidi e OGM, potrebbe soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale e aumentare la manodopera agricola del 30%. E' quanto emerge da due studi presentati nel corso della Conferenza Internazionale sull'Agricoltura biologica che si è tenuta da poco alla FAO. ("Agricoltura. Fao: bio può soddisfare il fabbisogno del mondo" Fonte: Ansa)

Food versus Fuel. Cibo contro energia. Questo il dilemma che si porrà in maniera sempre più stringente tra chi vede nell'agricoltura un modo per sfamare il mondo e chi invece si aspetta di risolvere anche i problemi energetici e la dipendenza dal petrolio. L'accresciuta domanda di biocombustibili (etanolo e biodisel) sta portando grosse modifiche ai mercati agricoli, che porebbe spingere al rialzo i prezzi di molti prodotti, fino a determinare rincari tra il 20 e il 50% nei prossimi dieci anni, secondo un rapporto congiunto dell'Ocse e delal Fao. Il fattore più importante è l'impiego crescente di cereali, canna da zucchero, semi oleosi e oli vegetali per la produzione di sostituti dei combustibili fossili, cioè etanolo e biodisel. Il rapporto mette in luce come i prezzi più alti rappresentano un problema per i paesi importatori netti di prodotti alimentari e per i poveri delle fasce urbane. E se i prezzi più alti delle materie di base vanno a vantaggio di chi le produce, si traducono invece in costi extra e in redditi più bassi pre gli agricoltori che hanno bisogno di quei prodotti come foraggio per il bestiame ("Ocse, allarme prezzi sui prodotti agricoli", Vittorio Da Rold, Sole24Ore, 6/07/07)

Più di mille lavoratori in condizioni di schiavitù sono stati liberati in una grande piantagione destinata alla produzione di bioetanolo nello stato brasiliano del Parà, in Amazzonia. Con 17 miliardi di litri all’anno il Brasile è il principale produttore mondiale del biocombustibile derivato dalla canna da zucchero. Ma il boom dell’etanolo presenta almeno due punti oscuri. Il primo riguarda per l’appunto le condizioni di lavoro dei cortadores, i tagliatori della canna. Il governo brasiliano, sotto pressione da una campagna di sensibilizzazione internazionale già in atto, ha avviato una serie di controlli a tappeto ma il fenomeno sembra difficile da estirpare. I nuovi schiavi sarebbero almeno cinquantamila ed è difficile scovarli anche a causa della complicità tra i funzionari locali e grandi proprietari terrieri. Ma le obiezioni sul biocombustibile crescono anche dal punto di vista ambientale. Ad iniziare dalla pratica diffusa di bruciare i campi la notte precedente alla raccolta per rendere meno dura la canna da tagliare. Gli incendi fanno aumentare le emissioni di anidride carbonica compensando in negativo la pubblicizzata riduzione dei gas che causano l’effetto serra. Più politica la critica mossa da Fidel Castro secondo cui l'aumento delle coltivazioni di canna da zucchero farà crescere la fame nei paesi poveri. Tesi sostenuta anche dal relatore delle Nazioni Unite per l’Alimentazione Jean Ziegler che ha fatto l’esempio di alcune zone rurali del Messico, dove il prezzo del mais è aumentato del 16% a causa della minore offerta disponibile per la riduzione dei campi coltivati. ("La malora degli schiavi dell'etanolo", Emiliano Guanella, La Stampa, 6/07/07)

giovedì, luglio 05, 2007

6th European Athletics U23 Championships

Mia sorella in pista sulla 4x400 degli Europei under 23 di atletica leggera
.......................mentalmente, spiritualmente, psicologicamente in pista anch'io a Debrecen, UNGHERIA, il 15 luglio 2007 !!!!!!

Vai pulcino!

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Giustamente mi si fa notare che.... mi stavo dimenticando di aggiornare sul risultato!
4° classificate con un tempo di tutto rispetto, molte pacche sulle spalle e tantissimi complimenti e articoli di giornale sulla stampa locale, che hanno fatto gongolare nell'orgoglio paterno i miei orgogliosissimi genitori. E ovviamente anche me, che adesso ho una sorella famosa che ha promesso di regalarmi biglietti gratis per le prossime olimpiadi/universiadi/coppe mondiali dove sarà chiamata a partecipare...opss, non dovevo dirlo?!
Solo una nota stonata: all'aereoporto di Malpensa il borsone gliel'hanno consegnato...aperto...e alleggerito delle maglie e magliette datele in dotazione della nazionale Italiana....ma si può essere tanto piccoli e meschini??!

Home sweet Home

Mi è capitato di scoprire che il mio paese lo conoscono in tanti. Sarà per l’assonanza col “famoso poeta”, sarà per quel braccio di mare blu profondo cosi diverso dalle gettonatissime coste della riviera romagnola, cosi freddo, sassoso e duro nei giorni d’inverno. Portorecanati, il paese della mia infanzia.
L’ho sentito lodare per i suoi locali sulla spiaggia, le colline rotonde e ventose, il buon pesce, l’ombra scura del Conero a rompere l’orizzonte dritto della costa, il gomito sottile del nostro stivale. E di fronte a tanto entusiasmo, a tanto genuino stupore, mi sento ogni giorno più persa, disorientata, estraniata, come un Ulisse che al ritorno dall’eterno viaggio scopre che qualcuno ha raso al suolo la sua Itaca per farne un parco commerciale....

Continua su Portorecanatesi.it
Foto: letiziajp ©

giovedì, giugno 28, 2007

Maestro cerca Alunno

Ishmael racconta la storia di un uomo che trovò un originale annuncio nel suo giornale locale: "Maestro cerca alunno. Deve avere il desiderio più sincero di cambiare il mondo. Fare domanda personalmente".

Nel 1992 il romanzo Ishmael ha ricevuto il Turner Tomorrow Fellowship, un riconoscimento per gli autori che con i loro romanzi contribuiscono a trovare soluzioni per i problemi del mondo. Ho iniziato a leggerlo scettica, solo perchè un'amica me l'ha prestato. Se lo avessi visto tra gli scaffali di una libreria sarei passata oltre senza soffermarmi più di tanto.
E ora che l'ho finito non posso fare a meno di consigliare a tutti di leggerlo. O forse dovrei dire...impegnarmi a farlo leggere a più gente possibile....Non sono le idee ad essere rivoluzionarie nel libro di Quinn, ma la formula logica con cui le propone e l'assoluta semplicità dell'insegnamento finale, semplicità quasi ovvia, eppure di fronte alla quale l'osservazione più frequente è: "impossibile da realizzare"...

Liquami virtuosi

A Verolanuova, in provincia di Brescia, i liquami dei maiali riscalderanno le case, grazie a un progetto promosso alla tenuta Sandrina. Il liquame dei suini, si legge sulle pagine del quotidiano Brescia Oggi, riscalderà trecento abitazioni. L’impresa sarà possibile grazie ad un generatore a biogas destinato a produrre energia elettrica in grado di rendere autosufficiente un nascente quartiere. L’erogazione dell’energia avverrà attraverso una convenzione già stipulata con il Comune. L’impianto sarà dotato, tra l’altro, di vasche per la raccolta e “digestione” di diverse tipologie di “rifiuti”: reflui zootecnici, prodotti scaduti della catena agrocommerciale, scarti di lavorazione dell’industria di trasformazione, biomasse.
Fonte: e-gazette

mercoledì, giugno 27, 2007

Prima che tu dica "Pronto"

"Non so se quelli che sostengono queste idee ci credono o se lo dicono solo pensando di mettermi in mezzo; comunque su di me non hanno mai avuto presa perchè non possono scalfir ela mia convinzione sull'essenza delle cose. Per me ciò che conta nel mondo non sono le uniformità ma le differenze: differenze che possono essere grandi o anche piccole, minuscole, magari impercettibili, ma quel che conta è appunto il farle saltar fuori e metterle a confronto. Lo so anch'io che a passare da canale a canale l'impressione è di un'unica minestra; e so anche che i casi della vita sono stretti da una necessità che non li lascia variare più di tanto: ma è in quel piccolo scarto che sta il segreto, la scintilla che mette in moto la macchina delle conseguenze, per cui le differenze diventano notevoli, grandi, grandissime e addirittura infinite."

Italo Calvino, L'ultimo canale

martedì, giugno 26, 2007

Costruendo Babele?

"C'era una volta il centro storico di una città lombarda , vecchie case piene di stoffa e muffe, in mano quasi esclusivamente a tre famiglie (Boscain, Morosini, Tinti). Cominicarono ad affittare i locali, spazi sempre più piccoli a prezzi sempre più alti. Li potevano pagare i clandstini e i disperati. Magari i fuorilegge. Vennero i senegalesi, vennero gli albanesi, poi i cinesi, i pakistani. Stretti tra loro gli uni accanto agli altri. Questa è la caratteristica unica, forse la mondo, della Babele del Carmine (n.d.r. Contrada del camine, cuore del centro storico di Brescia): percorri una strada e fai il giro del pianeta. (...) E' cambiato tutto e ancora di più cambierà. Al Carmione, se vedi un cane o un gatto è italiano, se vedi un bambino è di uno straniero. La scuola all'ora di ricreazione sembra una pubblicità di Benetton. Al Carmine (Coppe, targhe, incisioni Benedini, Caccia e Pesca) se vedi un negozio merceologicamente superato è italiano, tutto il resto, quel che si compra e si vende davvero ogni giorno, il cibo, le stoffe, le schede telefoniche, è straniero e sottocosto. L'abbigliamento per neonati è cinese. Le onoranze funebri italiano. C'è un ristorante indiano che serve menu italiano a mezzogiorno e ci sono due lumbard che vendono abbigliamento etnico su un banco in piazza, Chi ha passato l'attività è stato pagato in contanti, parte in nero, ha sorriso e adesso critica l'immigrazione selvaggia seduto per ora a un tavolino con il conto in banca a fare da scudo. Se vuole installare il condizionatore chiama hafeez Tahir, "the best electrician" del quartiere. Il cambiamento lo vedi, lo ascolti, lo puoi perfino annusare. All'ora dei pasti salgono odori multietnici, speziati e forti. Al mercato locale le vendite di cipolle sono più che decuplicate. (....) Adesso si corre ai ripari: uina legge regionale ha limitato il numero dei phone center, si impongono restauri negli appartamenti e si controllano gli affitti, ma la legge di natura è implacabile, nel giro di dieci anni l'ultimo italiano lascerà per scelta o per decesso, la contrada al cui ingresso, ironicamente, esiste a resistere un negozio chiamato "Medinitali". E' una maledizione o una benedizione? (...) Secondo una teoria quello della torre di babele è un racconto satirico, è una satira dell'impero, che condanna l'uniformità, esalta la diversità e ci dice che è voluta da Dio, appartiene al nostro patrimonio e non si può cancellare. Qui siamo, cittadini di una contrada globale, tra tonnellate di cipolle, carne halal, massaggi relax, scarpe da cinque euro, preghiere in tutte le lingue del mondo. E così sia."
Gabriele Romagnoli, estratto da La Domenica di Repubblica, 24/06/2007

Secondo dati Istat l'88% della popolazione straniera risiede nel centro nord, ben un quarto in Lombardia, con un'incidenza del 7% sul totale dei residenti. Nella Provincia di Brescia questa quota sale al 10% e al 13% quando si considera il comune. Brescia, la città babele, ovvero la città statisticamente più multietnica d'Italia, sta pian piano digerendo i cambiamenti innescati dal suo melting pot, dove un bambino su tre nasce da genitori immigrati. E' possibile immaginare in questo scenario la società futura, come luogo di pacifica convivenza delle diversità? C'è davvero qualcosa da perdere in questo scenario? Forse quello che stiamo perdendo è il senso e le origini della nostra cultura, ma non perchè la minacciano gli altri, "i diversi", ma semplicemente per incuria, per totale noncuranza quotidiana...

martedì, giugno 12, 2007

Riva del Garda, 03/06/2007
Foto: letiziajp ©

giovedì, giugno 07, 2007

Sodalitas Social Award

Il 13 giugno alle ore 14.30 presso l'Auditorium di Assolombarda (via Pantano, 9 Milano), Sodalitas promuove il convegno "Responsabilità e Sostenibilità: una strategia per il successo", in occasione della cerimonia di premiazione della quinta edizione del Sodalitas Social Award, il Premio attribuito ogni anno alle aziende responsabili e sostenibili.
Sodalitas nasce nel 1995 grazie all’iniziativa di Assolombarda, di un gruppo di imprese, e di alcuni manager, per creare un ponte tra mondo d'impresa e nonprofit.Due gli assi lungo i quali l’Associazione opera per realizzare la propria mission: il trasferimento di cultura manageriale alle organizzazioni senza scopo di lucro, da un lato; la promozione della responsabilità sociale d’impresa dall’altro.

martedì, maggio 29, 2007

L’uomo che non obbedisce al suo desiderio muore. Hegel diceva che la storia è l’insieme dei desideri desiderati. E se la storia è l’insieme dei desideri desiderati, è una storia non realizzata. In tal senso, l’accumulazione di desideri desiderati ma non soddisfatti è una perversione collettiva.

Manuel Scorza, "La danza immobile"

giovedì, maggio 24, 2007

Cataratas de Iguazù

Finalmente uno spazio di fuga nel nuovo ritorno in Argentina di maggio. Tre volte in sei mesi, pensare che solo un anno fa rientravo in Italia sicura che non sarei tornata più... Le cascate di Iguazù sono uno dei posti più suggestivi del mondo.


Lasciano a bocca aperta ora, figuriamoci quando ancora non esistevano camminatoi d'acciaio, guide turistiche, gite-in-gommone-fin-sotto-il potentissimo-getto-a-solo-15 €, e souvenirs di peluche a forma di procione delle foreste.


In ogni caso, pur nel rispetto della sfasatura temporale, posso dire di esserci stata, sotto le cascate secolari del mitico film Mission, a farmi venire in mente che natura forte e che spirito incontaminato animavano le popolazioni che vivevano qui prima che decidessimo di farlo diventare oggetto di saccheggio e oggi, con l'ironicità tipica del senno di poi, patrimonio incontaminato di tutta l'umanità .

Cascate di Iguazù, maggio 2007
Foto: Leti/Ivan ©

martedì, maggio 08, 2007

lunedì, maggio 07, 2007

"Gustavo Adolfo Rol è considerato il più grande sensitivo del XX secolo. Il termine però non è sufficiente a darne una definizione. E questo perchè nell'epoca attuale, perlomeno in occidente, manca completamente la figura del Maestro Spirituale, così come non è dato trovare, anche laddove Maestri Spirituali ve ne siano, qualcuno che tra essi abbia conseguito lo stato di Illuminazione o Risveglio. Gustavo Rol faceva parte di questa categoria di Uomini, estremamente rara a trovarsi in tutte le epoche e oggi probabilmente estinta. Nel corso della sua lunga vita, durata 91 anni (1903-1994), è venuto in contatto con grandi personaggi della storia del Novecento: Einstein, Fermi, Fellini, De Gaulle, D'Annunzio, Mussolini, Reagan, Pio XII, Cocteau, Dalì, Agnelli, Einaudi, Kennedy e tanti altri. Il suo ruolo è stato quello di mostrare l'esistenza di possibilità che possono essere conseguite da ogni essere umano e di confermare la presenza di Dio fuori e dentro l'uomo. Oltre ad una vasta antologia di prodigi spontanei, ha codificato una originale serie di esperimenti che si situano nel confine metafisico dove convergono scienza e religione."
(Tratto dal sito:
http://www.gustavorol.org)

Questo libro è entrato nella vita della mia famiglia per quelle scorciatoie inspiegabili che adotta a volte la vita. Non mi è interessato allora cercare spiegazioni, perchè il suo solo succedere mi pareva una spiegazione sufficiente, come il succedere lento di tutte le cose. E' una lettura diversa da tante che ho fatto, eppure cosi simile per certi versi, là dove cerca, come tutti i libri, di raccontarci angoli inesplotari dell'esistenza, offrendo una visione particolarissima, a volte incomprensibile, del quotidiano sentire. Mi rimane in fondo la sensazione che il "mistero" sia soltanto tutto ciò che, ancora, non fa parte del conosciuto, ma non per questo meno reale.

Lontano da casa

Alle volte un treno va via sulla via ferrata del mare e su quel treno ci sono io che parto. Perchè io non voglio restare nel mio paese pieno di sonno e d'orti, decifrare le targhe delle macchine forestiere come il ragazzo montanaro seduto sulla spalletta del ponte. Io vado, ciao paese.
Nel mondo, oltre al mio paese, ci sono altre città, alcune sul mare altre non si sa perchè smarrite in fondo alle pianure, in riva ai treni che giungono non si sa come, dopo giri trafelati per campagne e campagne. Ogni tanto io scendo in una di queste città e ho sempre un'aria da viaggiatore novellino, con le tasche gonfie di giornali e gli occhi irritati da bruscoli. La notte spengo la luce dentro il letto nuovo e sto a sentire i tram, poi penso a camera mia del mio paese, lontanissima nella notte, pare impossibile che nello stesso momento esistano luoghi cosi lontani. E, non so bene dove, m'addormento (...)
Anni posso abitare in una camera dopo altri anni in altre camere del tutto uguali, e nessuna città d'Italia è buona, e in nessuna città si trova lavoro, e in nessuna città il trovar lavoro accontenta perchè c'è sempre un'altra città migliore dove si spera di andare a lavorare un giorno. Così la roba è sempre nei cassetti come l'ho tolta dalla valigia, pronta per esserci rimessa.


(Italo Calvino, Amore Lontano da casa)

venerdì, aprile 27, 2007

Chi non teme.....?

I giudizi degli altri, questa strana malformazione del vivere che porta spesso ad esprimere delle opinioni lapidarie sulla vita di gente che non sia noi stessi. Se siamo animali sociali e il nostro istinto è vivere in gruppi, comunità, vuol dire che siamo più vicini all'essenza autentica delle persone che ci circondano? Eppure stona, questo intrufolarsi furtivo di un occhio esterno, di una lingua tagliente, in quella che in fondo consideriamo ancora la nostra "vita privata". Venirlo a sapere non ci fa sentire violati? Vulnerabili? E allora eccolo che scatta, il nostro spirito assurdo di sopravvivenza a volte impazzisce e agisce indipendentemente da noi. Ci assimila, ci fa sentire colpevoli. Come quando siamo appoggiati al carrello del supermercato pensando se per pranzo è meglio lo spezzatino o la frittata e improvvisamente qualcuno grida "al ladro!". Per una frazione di secondo ci guardiamo intorno per paura di un'accusa, di essere stati colti in fragrante...ci dimentichiamo di essere innocenti. Lo stesso succede con l'occhio indagatore, qualcuno ci fa sottilmente una critica, una maldicenza gratuita e pettegola mossa solo dalla noia quotidiana ed ecco che entriamo nel vortice paranoico della colpa e della responsabilità. Una cosa detta ad alta voce assume corpo, diventa reale. Possiamo salvarci soltanto ignorandola, soltanto schermando la meschinità con la superiorità della fiducia in noi stessi, soltanto togliendole la legittimità del reale.
Perchè assecondare una critica priva di fondamento vuol dire assecondarle tutte, perchè ad un atteggiamento meschino non c'è mai fine, non importa quanto assecondiamo, non importa quanto ci pieghiamo alla critica correggendo la rotta. Non importa chi siamo realmente, il pettegolezzo non ha fondamenti ma solo vittime. E se non ce ne accorgiamo subito sarà poi troppo tardi, ci saremmo spogliati di troppe cose, avremmo rinnegato troppo di noi stessi per ritrovarci intatti in quello che siamo realmente. Quello che siamo realmente, cosi difficile saperlo noi stessi, impossibile se lo ricerchiamo nel riflesso di quello che vedono gli altri. O forse non è cosi, siamo sempre e comunque capaci di camminare sul filo dell'onda guidati dai nostri lontani obiettivi. Molti si salvano, la mia è stata solo una pessima giornata.

domenica, aprile 22, 2007

L'Italia che non si arrende

Torno in tv dopo un intervallo durato cinque anni: insormontabili ragioni che chiamerò tecniche mi hanno impedito di continuare il mio programma. Sono contento, perché alla mia rispettabile età c’è ancora chi mi dà una testimonianza di fiducia e mi offre lavoro. Ma non voglio portar via il posto a nessuno: non debbo far carriera, e non ho lezioni da dare. Voglio solo concludere un discorso interrotto con i telespettatori, ripartire da dove c’eravamo lasciati e guardare avanti. Quante cose succedono intorno a noi. Cercheremo di raccontare che cosa manca agli italiani e di che cosa ha bisogno la gente. Fra poco sarà il 25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. C’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi. Il revisionismo a volte mi offende: in quei giorni ci sono state anche pagine poco onorevoli; e molti di noi, delle Brigate partigiane, erano raccogliticci. Ma nella Resistenza c’è il riconoscimento di una grande dignità. Cosa sarebbe stata l’Italia agli occhi del mondo? Sono un vecchio cronista, testimone di tanti fatti. Alcuni anche terribili. E il mio pensiero va ai colleghi inviati speciali che non sono ritornati dal servizio, e a quelli che speciali non erano, ma rschiavano la vita per raccontare agli altri le pagine tristi della storia. I protagonisti per me sono ancora i fatti, quelli che hanno segnato una generazione: partiremo da uno di questi, e faremo un passo indietro per farne un altro, piccolo, avanti. Senza intenzione di commemorarci.

Enzo Biagi, Corriere della Sera, 22 aprile 2007

Piove


Buenos Aires, 22-o4-2007
Foto: letiziajp ©

San Telmo come una soffitta

Ci sono degli angoli di Buenos Aires dove sembra di camminare tra i cunicoli di una grande soffitta, i bauli dei bisnonni emigrati in America , le fotografie color seppia, gli anelli, collane, sciarpe di seta, scarpe laccate col tacco lucido e valigie chiuse da lacci di cuoio scuro e sfilacciato.
Mi piace perdermi in questi spazi fermi nel tempo, mi piace il quartiere di San Telmo quando si popola di banchetti improvvisati e vetrine sotto chiave, mettendo in bella mostra le vestigia vanitose di un mondo riflesso in tanti volti che mi guardano fisso da foto stampate più di 100 anni fa.
Ci sono stata mille volte e finisco sempre per tornare, per confondermi tra le figure scomposte e vocianti che popolano le domeniche mattina di Piazza Dorrego, per sentirmi un pò meno straniera in mezzo ad una folla di stranieri, che nel loro spagnolo claudicante si riversano in strada col nasu all'insu. Mi confondo tra le cassapanche, gli orologi da taschino, i carretti di legno, le pellicce sbiadite, i guanti sgualciti ammassati in un angolo, sotto un cartello che dice "40 pesos, aproveche, solo hoy". Passo lenta osservando tutto, registrando tutto, ogni piega dei vestiti antichi, come se tra tante cianfrusaglie cercassi ogni volta un segno, come se avessi perso qualcosa o qualcuno che tra quegli scaffali stesse cercando di lasciarmi una traccia del suo passato. Mi soffermo davanti a carte d'identità stropicciate, tesserini militari, registri d'imbarco, nella prima pagina cartonata i dati anagrafici, di fianco una foto sbiadita. Volti, nomi, ognuno partito da un porto diverso per finire insieme tutti qui, in una cesta di vimini di un negozio di Antiguedades delle vie storiche del porto di Baires. Continuo a cercare, come se stessi davvero cercando qualcuno.

San Telmo, Buenos Aires, 22-04-2007
Foto: letiziajp ©

sabato, aprile 21, 2007

Here is a shell for you...

Blue, songs are like tattoos
You know I've been to sea before
Crown and anchor me
Or let me sail away
Hey blue, here is a song for you
Ink on a pin
Underneath the skin
An empty space to fill in
Well there're so many sinking now
Youve got to keep thinking
You can make it thru these waves
Acid, booze, and ass
Needles, guns, and grass
Lots of laughs, lots of laughs
Everybodys saying that hell's the hippest way to go
Well I dont think so
But I'm gonna take a look around it though
Blue, I love you
Blue, here is a shell for you
Inside you'll hear a sigh
A foggy lullaby
There is your song from me

(Joni Mitchell, Blue)

martedì, aprile 17, 2007

Mendoza, nord ovest Argentina

Le lumache escono sul far della sera sospinte dal fresco di un autunno invertito (le stagioni al contrario dell'emisfero sud...). L'asfalto le liscia, arricciandone i tessuti di bava filamentosa. Hanno le corna turgide, tese verso i suoni di ció che resta del giorno, chissá se sopravviveranno alla notte. Strisciate vischiose seguono la strada. Il mio ennesimo ritorno in terra Argentina sembra una continuazione di tutti i precedenti, come a completare le stagioni di un anno, come a rendere le distanze irrisorie, come da un ciglio all'altro di una strada di campagna. Tutto dipende dalle dimensioni - interiori - di ció che sperimentiamo. Quanto è larga una strada di campagna per una lumaca che deve trascinarsi dietro tutta se stessa?

venerdì, aprile 13, 2007

Oggetti in via d'estinzione

Questo è un argano. Anzi, mi correggo, è uno degli ultimi argani del mio paese. Quand'ero piccola il mare odorava di conchiglie appena pescate e mio nonno e mio padre lasciavano per me, in un lato della barca, un secchiello blu ripieno di misteri. Erano stelle marine, ossi di seppia, gusci di cozze, cavallucci, alghe e cucciole. Le loro mani alla fine della giornata sapevano di salsedine e ricordo la faccia buona e scura di mio nonno quando sotto il sole del giardino ricuciva con un filo verde chiaro di nilon metri e metri di retine.
Quando ero piccola era tutto grandissimo e gli argani popolavano ogni pezzetto di spiaggia del mio paese. La loro storia è antica, il loro legno odoroso e umido ha resistito a tanti strattoni, armeggi e tirature, ma sembra soccombere di fronte ad un porto che non è mai esistito e a delle barchette che sono scomparse o migrate altrove. Dovrò essere brava a convincere mio padre a raccontarmi quella storia, perchè qualcun altro la possa ricordare.
Gli argani di Porto Recanati sono pezzi in via d'estinzione, me ne metterei uno in casa per poterlo salvare, mi sembrerebbe di prendermi cura di un piccolo pezzo del mio passato. Mi viene in mente un passaggio di Veleggiando, un libro a cura di G. Perfetti sulla storia delle vele delle barche antiche di Porto Recanati: "nipote di un pescatore che a detta di mia madre era il primo a partire e l'ultimo a tornare, un pò per i racconti delle sue stravaganze, un pò perchè quel nonno io l'ho amato e con lui per la prima volta sono uscito in mare a cinque anni, ho sempre desiderato conoscere meglio il mondo di quegli uomini-marinai che ci hanno trasmesso tanto orgoglio di essere nati a Porto Recanati". Questo paragrafo, come l'argano, lo sento proprio mio.

Foto: letiziajp ©