giovedì, marzo 30, 2006

martedì, marzo 28, 2006

Professione?

Oggi mi è capitato qualcosa di a dir poco imbarazzante.
Sono andata all'ufficio anagrafe del mio comune di residenza per rinnovare la carta di identità scaduta da ormai un anno. Occhi, colore dei capelli e altezza sono rimasti praticamente immutati, quindi l'agevole signorina dello sportello per i primi dieci minuti si è limitata a ricopiare. Ma poi, arrivata alla casellina "professione" alza gli occhi e senza guardarmi mi rivolge la domanda che mi cambia la giornata: "scusi, professione?".
Sono rimasta di sasso, giuro che non sapevo cosa dirle e deve aver pensato che avessi qualche problema di salute o, peggio, qualcosa da nascondere, perchè dopo averci pensato per più di cinque minuti le ho risposto: "Mah, non saprei.." "Come non lo sa?" fa lei. "Scriva un pò libero professionista..." e inizio a rovistare nella borsa come se stessi davvero cercando qualcosa di fondamentale.
Ma ditemi voi, perchè ancora non ho risolto l'arcano, uno laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche che lavora nella cooperazione internazionale, cambiando contratto, datore di lavoro e paese almeno una volta l'anno, occupandosi delle cose più disparate (dalla fotocopia dell'ultimo numero di Panorama per il capo ufficio, alla sensibilizzazione nei villaggi centroamericani contro il lavoro infantile), ma che lavoro fa? Come lo riassumete tanto da farci star dentro tutto? "Cooperatore internazionale" fa lo stesso effetto di "operatore ecologico", con tutto rispetto per gli operatori ecologici; "Esperto di progetti" potrebbe essere qualsiasi cosa, poi ti guardano e ti chiedono se sei ingegnere. E allora? Consulente, comunicatore, sensibilizzatore? Colleghi sparsi per il mondo, cosa dite quando rinnovate la carta di identità?
Questa è una cosa che può anche creare problemi sociali, mi sono resa conto che sfuggo sempre la domanda "tu che lavoro fai?". E il mio lavoro è bellissimo, lo adoro, mi riempie di soddisfazioni e di nuovi mondi, so più o meno come si fa ma un nome ancora non gliel'ho trovato.
Per fortuna che la signorina allo sportello, notando la mia inquietudine mi ha strizzato l'occhio e m'ha detto complice: "Non si preoccupi, tanto la professione nella carta di identità mica è vincolante, ci può scrivere qualsiasi cosa". Che sollievo...

Io e mia sorella...


L'altro pomeriggio ci siamo incamminate verso la campagna circostante a casa mia per una di quelle passeggiate piene di verde che fanno tanto bene all'umore. Cammina e cammina, ci saremo allontanate circa mezz'ora da casa e tra tanto ciarlare non mi ero resa conto che ancora non avevo neanche intravisto il boschetto di querce e cespugli. Premetto che tra una cosa e l'altra, erano due anni che non tornavo a casa per più di una settimana, ammetto che potei anche aver dimenticato la geografia dei miei dintorni natali.
Eppure le neo-ville-pseudo-country con piscina mica me le ricordavo. Che strano. Di colpo, nel giro di 24 mesi, il panorama della campagna portorecanatese è stato stravolto. Dalla collina della mia adolescenza si vedeva il Conero e nei giorni limpidi di sole, anche il profilo tremolante della Dalmazia. Per non parlare dei ciuffi d'erba, dei campi di girasoli, delle casette discrete seminascoste dai mandorli e dalla boscaglia! Sarà che la memoria ingigantisce i ricordi, ma oggi mi stropiccio gli occhi e faccio fatica ad intravedere uno scorcio di mare tra le mura possenti di questi neonati centri residenziali. E poi noto un cartello, sulla destra: "Proprietà Privata, vietato l'ingresso" e capisco. Adesso sono io che mi devo spostare. In nome della civiltà e del progresso tuteliamo il sacrosanto diritto della proprietà privata ad erigersi dove vuole, in beffa agli alberi che taglia e ai nostri (una volta di tutti...) paesaggi naturali e umani, ormai per sempre irrimediabilmente mutilati. A questo punto mi viene un dubbio: ma qualcuno gli avrà pur dato il permesso di costruire...o no?

Foto: letiziajp ©