lunedì, febbraio 11, 2008

Se potessi avere 1000 lire al...

Prendiamo due persone, una con dei soldi da parte, l'altra con un'idea da farsi finanziare. I libri di tecnica bancaria ci insegnano che tra quelle due persone c'è un elemento in più - la banca - che accorcia le distanze e permette all'eccedenza del primo di contribuire al bisogno del secondo, senza che i due arrivino mai a guardarsi in faccia. Finora l'istituzione bancaria, piccola o grande che sia, è stata la regina incontrastata dell'intermediazione finanziaria. Da qualche anno a questa parte però, alcune esperienze originali - nate sull'onda di una relazione inversa tra il successo di Internet e la fiducia cittadina nel sistema bancario - ne stanno sfidando la supremazia.
Si chiama social lending (prestito sociale) e dopo aver fatto furore in Inghilterra, Olanda e Stati Uniti è approdato anche in Italia, sulla scia profumata di un discreto successo. Il meccanismo è banalmente semplice e per certi versi già visto - una versione moderna dell'ancestrale baratto - ma la sfida sottesa è degna di analisi: proporsi come punto di incontro virtuale tra chi è disposto ad offrire un prestito e chi ha necessità di richiederlo, scavalcando a piè pari gli intermediari finanziari. Non è da poco scommettere sul fatto che la gente si fidi più di Internet che dello sportello di una banca, eppure il successo di società con simili intenti, come eBay, dimostrano che il sistema funziona, almeno per ora. Ne sono una prova esperienze come Zopa, Boober, Kiva - le prime due già in versione italiana, la terza banco di prova della microfinanza in versione www. Tecnicamente cosa vuol dire?
La forza di queste tre società sta nel mettere a disposizione una piattaforma per prestiti on-line peer-to-peer, ovvero prestiti personali tra privati dove gli iscritti possono offrire/richiedere direttamente denaro, evitando gran parte dei costi della comune attività di intermediazione. Le commissioni richieste dalle società sono molto più basse di quelle richieste dalle banche tradizionali (per Zopa è circa l'1% del prestato) e le condizioni offerte, sia a chi presta che chi riceve, molto più convenienti. Il social lending può essere usato sia per richiedere prestiti (che sono in genere classificabili come micro) che per investire il proprio denaro, con tassi di ritorno di tutto rispetto. La domanda succesiva, ce l'hanno tutti stampata in fronte: è affidabile? I rispettivi gestori dicono di si, e fanno in modo di essere coerenti. Per quanto riguarda i portali versione italiana - Zopa e Boober - sono entrambi iscritti all'Ufficio Italiano Cambi e soggetti a regolamentazione della Banca d'Italia. Inoltre l'ammissione dei richiedenti è abbastanza selettiva, applicando un calcolo di rating capace da ridurre al minimo il rischio finanziario. Iniziative interessanti che probabilmente stanno già conquistandosi un futuro. Non come alternativa unica al sistema bancario, ma come offerta specifica per un mercato di nicchia, composto da gente che per un motivo o per l'altro sente più suo l'approccio peer-to-peer rispetto alla finanza delle grandi dimensioni. Può darsi che sia effettivamente una delle alternative. Come è un'alternativa quella offerta dalle banche di comunità, le casse rurali, le banche cooperative, istituzioni in carne ed ossa che, non senza difficoltà e contraddizzioni, portano comunuque avanti una visione di finanza che guarda meno al profitto e più al benessere complessivo dei soci e dei territori di appartenenza, senza rinunciare ad un'intermediazione reale e concreta, che fa del rapporto diretto e della vicinanza con le persone, uno dei suoi punti di forza e di competitività.
Per vedere da vicino cosa vuol dire, venerdi 15 febbraio le banche di credito cooperativo europee saranno riunite in convention a Bruxelles, per fare il punto sulle prospettive future di questo modo alternativo di pensare il fare banca nel mondo.

Fonte foto: TheBusinessShrink