domenica, febbraio 08, 2009

Sistema dis-incentivante

L'altro giorno ero a lezione. Una delle ultime, una delle tante. Stava quasi per riprendermi quella smania impotente di essere altrove, quando è successo un fatto che ha dato un senso all'intero pomeriggio di ascolto forzato. Quando un mio compagno seduto qualche sedia più in là, ha lasciato che una frase volutamente provocatoria restasse nell'aria un minuto di troppo, infiammando un'aula di colpo ingestibile per quel dirigente in pensione che era andato avanti a ripetere la sua lezionioncina da manuale con la diligenza di chi non si aspetta mai domande fuori dalle righe. Il tema: la gestione delle risorse umane; il passaggio critico: la bontà intrinseca dei sistemi incentivanti; la provocazione del collega: dobbiamo riconoscere che l'uomo è sempre e comunque mosso da motivazioni economiche, per cui l'esistenza di un sistema incentivante di natura monetaria è l'unico strumento per ottenere risultati aziendali soddisfacenti. In quel momento ci siamo tutti svegliati di colpo, diventando un turbinio ingestibile di pro e contro, il cui unico obiettivo era del resto liberarci della passività dell'ascolto. Un modo come un altro per dissentire. Possibile essere tacciati di beata ingenuità perchè si crede fermamente che quello che ci muove nella vita non è il mero istinto di gonfiare il portafoglio? In ogni caso, il pensiero pesante e contorto che mi sono portata a casa non è tanto il sospetto istintivo per i sistemi incentivanti di qualsisi natura - è come il discorso sul PIL: in un mondo finito, fino a quando la crescita potrà essere considerata un obiettivo irrinunciabile per misurare il nostro ben-essere futuro? - quanto il fatto che spesso, sopraffatti dalla stanchezza e da tante parole, mettiamo il cervello in stand by e diamo per scontato che chi siede al di là della cattedra debba essere per forza un oracolo di scienza infusa. Lo spirito critico non scatta o lo fa quando è ormai troppo tardi. La lezione si è già sedimentata, pesante e tronfia, è diventata "verità" perchè nessuno l'ha messa in discussione e noi abbiamo perso l'ennesima occasione di lottare per dar vita ad un'idea, per insignificante che fosse. Eppure tutto, ma proprio tutto, dipende dalla nostra visione del mondo, o meglio, dalla visione del mondo della corrente dominante. Tempo fa ho regalato ad un amico una stampa del Don Quixote di Picasso. Molti l'hanno vista e hanno pensato: "per tutte le battaglie perse contro i mulini a vento!". Nella mia testa c'era invece Sancho Panza e l'incrollabile, inspiegabile, fedeltà, che solo la vera amicizia ti può regalare.