mercoledì, dicembre 20, 2006

PAUSA



...non è ancora Natale, ma me ne vado a casa e allora, finalmente, Pausa! e per un pò lascio il mio blog senza parole...ve ne lascio qui qualcuna che vi faccia compagnia fino a gennaio, che di tetto in tetto vi getti nel camino tanta tanta serenità...
Foto: letiziajp ©

lunedì, dicembre 18, 2006

Scontate, inquietanti...ammissioni

Nel maggio 2004, Greenpeace aveva denunciato l'utilizzo da parte della Commissione Europea di compensato proveniente dal taglio illegale delle foreste indonesiane, che ospitano gli ultimi oranghi, specie minacciata di estinzione. All'epoca, per stessa ammissione delle autorità indonesiane, la maggior parte dei prodotti in legno del Paese era di origine illegale.
Dopo oltre due anni la Commissione ammette che Greenpeace aveva ragione. Per i lavori di ristrutturazione della propria sede, il palazzo di Berlaymont, a Bruxelles, è stato utilizzato legname fornito da imprese note per il commercio di legno illegale. Questo rappresenta una violazione nelle norme che richiedono l'impiego di legno certificato come proveniente da gestione responsabile delle foreste. Il vice presidente della Commissione Kallas ha confermato l'impiego di compensati non certificati proprio per la sala riunioni della Commissione e gli uffici di Barroso.

Fonte: [fair]watch

venerdì, dicembre 15, 2006

Un nuovo mondo inizia dai bambini...

Nasce il primo fumetto equo solidale italiano!
Edita dal PIME e promossa da AssoBotteghe, la trilogia si intitola “La notte di San nessuno”. Il viaggio nel Sud del mondo, iniziato in Africa nel primo episodio e che terminerà in America Latina, conduce il protagonista, Nelson, alla conoscenza del mondo dello sfruttamento del lavoro minorile e dell'alternativa offerta dal commercio equo solidale. Il secondo episodio, intitolato "PallonAsia",è già sul mercato e questa volta Nelson dovrà liberare i bambini sfruttati per la produzione di palloni da calcio in Pakistan.
E' possibuile trovarlo in tutte le Botteghe del commercio equo del territorio nazionale, oppure nella libreria della sede del Pime, in via Mosè Bianchi a Milano, al modico prezzo di 5 euro, per 45 pagine piene di colori, equi e solidali.

Tratto da: Metamorfosi

martedì, dicembre 12, 2006

11 settembre 1973 - 10 dicembre 2006

Il dittatore Augusto Pinochet ha governato in Cile dal 1973 al 1990, dopo aver estromesso con un colpo di Stato il governo del presidente Salvador Allende. Sotto il suo regime sono stati denunciati migliaia di casi di violazioni dei diritti umani. Secondo il rapporto della Commissione Rettig, reso noto nel 1991, 3196 persone morirono a causa della violenza politica durante il suo regime. Di esse, 1185 rimangono tuttora "scomparse". Lo Stadio nazionale e Villa Grimaldi, dove l'attuale presidente Michelle Bachelet e sua madre vennero detenute nel 1975, furono i centri di prigionia più usati dal regime di Pinochet. Villa Grimaldi è ora stata trasformata in un centro alla memoria.
Dal 1988, Augusto Pinochet era stato accusato di numerosi casi di violazioni dei diritti umani ma i procedimenti si sono scontrati con ostacoli legali, soprattutto l'impunità di cui egli godeva come ex presidente e senatore e le sue condizioni di salute. I suoi avvocati hanno sempre sostenuto che non era in grado di prendere parte a un processo. Pinochet, era sotto accusa nel contesto di un'inchiesta di natura finanziaria (il caso Riggs) e di cinque inchieste riguardanti i diritti umani: il centro di detenzione di Villa Grimaldi, l'Operazione Colombo, l'Operazione Condor, la Carovana della morte e il caso Prats. Alcune decine di persone, appresa la notizia, si sono radunate davanti all’ospedale cantando, in lacrime, l’inno nazionale e stringendo al petto vecchie foto. Un gruppetto che però è andato crescendo di ora in ora, fino a contare circa quattromila persone. Ad accomunarle, un'altra visione dei fatti: Pinochet è stato un salvatore, colui che ha evitato che il Cile si trasformasse in una seconda Cuba.
Non gli saranno concessi funerali di stato.

Foto: © North American Congress on Latin America

The Truman show...

"As President Truman said, The responsibility of the great states is to serve and not dominate the peoples of the world.
He showed what can be achieved when the US assumes that responsibility. And still today, none of our global institutions can accomplish much when the US remains aloof. But when it is fully engaged, the sky is the limit.
These five lessons can be summed up as five principles, which I believe are essential for the future conduct of international relations: collective responsibility, global solidarity, the rule of law, mutual accountability, and multilateralism."

Tratto dal Discorso d'addio di Kofi Annan dal Segretariato generale delle Nazioni Unite

Queste giostre d'una volta ci piacevano di più...


















Bruxelles, Place Sainte-Catherine, 2/12/2006

Foto:letiziajp ©

giovedì, dicembre 07, 2006

La Levi's lancia sul mercato un modello di jeans completamente ecosostenibile, dai materiali ai processi produttivi. Il cotone è 100% organico, i bottoni sono in cocco, la tintura è indaco naturale, i finissaggi sono fatti con sapone di Marsiglia e amido di patate. Non solo: i materiali grezzi provengono da Turchia ed Europa, mentre i jeans vengono prodotti in Ungheria, evitando così lunghi trasporti e diminuendo l'impatto sull'ambiente. Per ottenere la certificazione Eko Sustainable Textile del Control Union, è stata creata una specie di fabbrica nella fabbrica, con macchinari separati e puliti e impiegati addestrati a un controllo minuzioso
Fonte:E-Gazette

mercoledì, dicembre 06, 2006

Il costo sociale delle privatizzazioni

I rapporti di Social Watch mostrano che la privatizzazione dei servizi di base è una scelta politica rischiosa che può danneggiare i gruppi vulnerabuili ed impedire la realizzazione di un contratto sociale in grado di promuovere l'equità. Nella maggior parte dei casi la privatizzazione è in primo luogo una misura macroeconomica per limitare il bilancio o ridurre il debito. Per molti governi ai quali il Fondo Monetario Internazionale chiede di mettere in ordine i bilanci, privatizzazione significa entrate, non riduzione della povertà. Tuttavia, nei servizi di base (acqua, sanità, istruzione, reti elettriche...) il trasferimento del monopolio naturale ad una società privata determina spesso un aumento dei prezzi, soprattutto quando manca un regolatore capace e autonomo, come accade (soprattutto ma non solo) nei paesi in via di sviluppo con istituzioni deboli. Ma i tagli al bilancio e gli incentivi ai fornitori privati per attirare gli utenti più facoltosi, impongono una scarsa qualità e un accesso limitato a coloro che non hanno risorse: le privatizzazioni indiscriminate snelliscono i bilanci a discapito dei più poveri. Le persistenti difficoltà a far aggiungere sussidi a coloro che ne hanno veramente diritto, rendono inapplicabile un approccio di tipo assistenzialista in quei paesi che non dispngono di valide risorse per individuare e registrare i poveri. Sembra allora più giusto chiedersi: perchè fornire scarse risorse pubbliche ad un'impresa che cerca di fare i maggiori profitti possibili, piuttosto che tentare di riformare anzitutto il servizio pubblico esistente? Parliamone...

(Tratto da Privatizzare i servizi. Il costo sociale Social Watch, rapporto 2003)

martedì, dicembre 05, 2006

E' nata Finanza Etica

Popolis festeggia la nascita di "Finanza Etica", una nuova sezione voluta per pensare e sviscerare le esperienze legate ai nuovi modi di fare finanza e sviluppo. Se vi viene voglia di condividere, scriveteci!

info@popolis.it

La geografia della responsabilità

La Nike, dopo anni e anni di campagne di pressione, ha ammesso che i propri palloni, in particolare quelli usati nel campionato inglese di cui è fornitore ufficiale, siano cuciti anche da bambini. Non solo: secondo il Guardian la Nike sta per rescindere i contratti con il suo principale produttore di palloni in Pakistan, la Saga Sports. Gli attivisti esultano, anche se il venir meno della cospicua fornitura pakistana potrebbe portare la Nike a rivolgersi in tutta fretta da nuovi fornitori cinesi, sui quali il lavoro degli analisti di responsabilità sociale si annuncia non meno arduo.

Fonte: [fair]watch

domenica, dicembre 03, 2006