venerdì, settembre 28, 2007

Rosso Myanmar

Tam Tam per la Birmania, basta un segno, rosso, un segno di solidarietà.

mercoledì, settembre 26, 2007

Se dovessimo passare sei mesi da soli sull’altra faccia della luna a frugarci dentro, quale ricchezza di materiale pensate ne salterebbe fuori?

Saul Bellow, Ne muoiono più di crepacuore

martedì, settembre 25, 2007

Poveri noi...

Da un recente studio realizzato da tre ricercatori di Bankitalia, il rischio povertà per i giovani di oggi-pensionati di domani è tornato a crescere dopo le riforme previdenziali degli anni 90. Secondo il trend analizzato, le giovani generazioni avranno benefici previdenziali minori che andranno ad incidere su redditi da lavoro in media minori rispetto a quelli percepiti dalla generazione precedente. Oltre ad una fotografia grigio-nero sulla nostra pensione, i tre economisti tracciano anche auspicabili vie da seguire per correggere la rotta e permetterci di guardare al traguardo con un pò più di...serenità? La verità è che sono ancora giovane e lavoro come se dovessi lavorare per sempre. La parola pensione ce l'hanno tolta dal codice genetico per relegarla nel recinto sicuro e magico della mitologia. Politiche alternative ci sono, c'è chi ci studia sopra e le propone. Al lettore il piacere di entrare nel merito.
Daniele Franco, Maria Rosaria Marino, Pietro Tommasino, "Pension policy and poverty in Italy: recent developments and new priority", Giornale degli Economisti - Ente L. Enaudi

Informazione...viscosa

"Mattel fa marcia indietro e si scusa con Pechino. Ieri l'azienda che produce le Barbie, travolta dallo scandalo dei giocattoli realizzati in Cina e ritirati dal mercato per l'eccessiva concentrazione di piombo nelle vernici, ha fatto ammenda con i propri clienti, ma soprattutto con Pechino, dove i pezzi tossici sono stati prodotti. Il Governo cinese, finito sotto accusa per i suoi standard di sicurezza, è stato cosi scagionato dalla stessa corporation" (Simone Filippetti, Sole24Ore 22/09/07)

A metà agosto Mattel aveva accusato i fornitori cinesi di violare standard e requisiti di sicurezza nella produzione di giocattoli, costringendo l'azienda a ritirare dal mercato più di 20 milioni di pezzi made in China. Ma poco dopo il capo dell'amministrazione generale cinese sul controllo qualità aveva rilevato che il difetto derivava dalla progettazione e non dalla produzione, evidenza che porterà il direttore esecutivo di Mattel, il 12 settembre, a porgere le sue "sincere" scuse ai consumatori Usa e a Pechino. Tocchi e contraccolpi di un'informazione viscosa, che sembra sempre passare troppo al di sopra della nostre teste. In un momento passeggero da conspiracy theory mi viene quansi da pensare che dietro tante giravolte debbano esserci dei serissimi studi di impatto, che non riguardano certo la nostra salute ma piuttosto il trend della visibilità in seguito ad una certa azione. Una volta che un paese, un governo, una persona, vengono pubblicamente screditati sulla piazza del pubblico dissenso, che impatto hanno nel subconscio dei consumatori le "sincere scuse" del pentito accusatore? La Cina continueremo a guardarla con sospetto anche dopo il dietrofront pubblico di Mattel, perchè le parole trasmesse via cavo hanno un peso fluido e un senso disarmante, che rimane impresso nella retina ancor prima che nella memoria. E anche perchè quel continente cosi misterioso, immenso e incomprensibile agli occhi dei più deve lavorare ancora molto per rendersi accessibile, credibile, affidabile. Di sicuro non è solo questione di decodificazione del linguaggio.

Un esempio di come una corretta informazione possa essere determinante per la nostra vita? Me lo manda la mia amica Monica, che da anni ci lavora e che spero continui sempre a mantenermi vigile anche sui più piccoli dettagli del quotidiano: "The brave new risks of nanotechnology", Financial times

lunedì, settembre 24, 2007

Giallo come il Centro America

Gli accordi di libero commercio firmati – con gli Stati Uniti d'America – e quelli in corso di negoziato – con l'Unione europea –, i megaprogetti come il Plan Puebla Panamá, lo sfruttamento delle risorse naturali (acqua, diversità biologica, minerali) da parte di imprese multinazionali, la fine dell'agricoltura con l'abbandono della campagna e l'emigrazione verso le città o gli Usa, sono i moderni "cavalli di Troia" che arrivano a fiaccare la resistenza delle popolazioni locali.
Questa la tesi, questi gli argomenti trattati da Luca Martinelli nel suo libro "I colori del mais", presentato recentemente a Roma, alla Camera dei deputati, in occasione del convegno "Quale cooperazione tra l'Italia e l'America Centrale?".
Un libro che è anche un viaggio "dentro la vera ricchezza dell'America Centrale, laddove i sistemi di cooperazione con l'occidente partoriscono accordi economici asimmetrici e neocoloniali, ispirati al libero scambio piuttosto che allo sviluppo sostenibile".

giovedì, settembre 20, 2007

La chiamavano cooperazione Sud-Sud ma....

Il Governo di Kinshasa ha recentemente annunciato che il Governo di Pechino è pronto a concedere alla Repubblica Democratica (?) del Congo un prestito di 5 miliardi di $, con la possibilità che diventino 8 nel medio periodo. La Cina che corre in aiuto dell'Africa, non è la prima volta del resto. Nel 2004 Pechino aveva offerto finanziamenti ingenti anche all'Angola e poi al Sudan, alla Nigeria e allo Zambia, in una corsa all'aiuto che solo superficialmente potrebbe apparire una formula complessa di "cooperazione Sud-Sud". Guardiamo più a fondo, cosa accomuna i paesi prescelti da Pechino per la sua crociata africana? Ingenti riserve minerarie. Oro, nickel, stagno, rame e cobalto e in Nigeria anche greggio. Ma stiamo parlando anche di paesi sconvolti da guerre civili, dove i processi di democratizzazione sono in atto da anni ma non hanno mai messo radici, come specchietti fragili dietro cui si nascondono élites corrotte, che nella guerra vivono e speculano ai danni dell'intera nazione.
La Cina non è il Sud, ma un gigante economico in continua crescita e la contropartita alle sue strategie d'aiuto è palesata fin dagli accordi siglati con i governi africani. Come riportato da Roberto Bongiorni (Sole24Ore 19/09/07) la Cina otterrà in cambio dei suoi generosi investimenti concessioni minerarie e faraonici progetti infrastrutturali dove saranno coinvolte imprese cinesi. La verità è che Pechino si è ormai affermata come "la grande multinazionale della ricostruzione africana" e non si fa molti scrupoli a difendere i suoi nuovi clienti davanti alla Comunità internazionale quando i loro affari interni diventano casi evidenti di violazioni dei diritti umani.
La prima tranche concessa al Congo servirà a costruire ospedali, cliniche e università. Ma soprattutto a tagliare in due una foresta vergine per la costruzione di 3400 km di autostrada che dovrà collegare il Congo allo Zambia, dove mamma Cina ha investito 800 milioni di $ in miniere di rame. E le compagnie minerarie mondiali si lamentano perchè non riescono a tenere il passo del Grande Dragone nella sua modernissima campagna alla colonizzazione di un continente martoriato. E quando tutte le risorse saranno sfruttate, succhiate, esportate, dove si rivolgerà l'avidità del continente più popoloso del mondo? Ma soprattutto, che fine fa in questi casi l'intransigenza morale che le democrazie Europee sono disposte a sfoderare con altri paesi considerati...scorretti? Business as usual....

giovedì, settembre 06, 2007

La sicurezza delle divinità

KATHMANDU - Funzionari della compagnia aerea di bandiera hanno sacrificato due capre per placare Akash Bhairab, il dio Indù del cielo, in seguito a problemi tecnici con uno dei loro Boing 757, a causa dei quali laNepal Airlines, che ha due Boing, poco tempo fa aveva dovuto sospendere il servizio. I funzionari hanno fatto sapere che le capre sono state sacrificate di fronte all'aereo difettoso domenica, nell'unico aereoporto internaizonale di Kathmandu, nel rispetto delle tradizioni Indu.

Articolo completo, 4 settembre 2007


Segnalato da Fabioski

martedì, settembre 04, 2007

Saper leggere nei fondi del caffè...

"25 milioni di produttori di caffè stanno affrontando una crisi drammatica. Il prezzo internazionale del caffè si è più che dimezzato negli ultimi tre anni e i produttori di caffè dei Paesi in Via di Sviluppo, in prevalenza piccoli coltivatori diretti, oggi sono costretti a vendere i loro raccolti a un prezzo molto inferiore dei costi di produzione. Si potrebbe pensare che anche le multinazionali, che trasformano i chicchi di caffè in pacchetti, stiano attraversando una fase critica. Errore. Attualmente le quattro grandi multinazionali del caffè (Karft, Nestlè, Procter and Gamble e Sara Lee) posseggono marchi che fruttano ogni anno più di un miliardo di dollari. Se i benefici fossero ripartiti tra tutti, questo non sarebbe un problema. Invece, i contadini ricevono un prezzo talmente basso da non coprire neppure i costi di produzione, cosi che i guadagni esorbitanti delle multinazionali sono "pagati" dalle persone più povere al mondo"

Cosi ha inizio il viaggio di Oxfam nell'universo economico e umano che ruota attorno alla produzione del caffè, un bene materiale cosi importante, soprattutto per noi italiani, capace di scandire il tempo delle nostre pause lavorative, riunioni, incontri con gli amici, sveglie mattutine. Un gesto automatico e quotidiano che ci accomuna tutti, creando sfumature solo tra le preferenze - moka, macchinetta, macchiato. lungo o stretto o polvere solubile. E come tante cose che fanno ormai parte della nostra quotidianità, raramente ci soffermiamo più del necessario a chiederci....cosa c'è dentro e oltre le nostre tazzine di caffè? Ho provato a sfogliare questo libro (in vendita in Italia nelle Botteghe del Commercio Equo) ed ho cominciato improvvisamente a notare un sacco di altri dettagli, insignificanti in teoria ma significativi nel merito. Tipo, sfogliando la pagina finanziaria del Sole24 Ore, mi sono accorta oggi per la prima volta che beni quotati come il Caffè, il Cacao e lo Zucchero vengono tutti catalogati sotto il curioso titolo"COLONIALI". Magari cerco la pulce nell'acqua...ma uno degli effetti della lettura di questo libro è stato proprio questo: fino a prova contraria, farmi dubitare delle buone intenzioni...

lunedì, settembre 03, 2007

Biciclettando

Circa sei anni fa Channing Durak è partito dal Texas in bicicletta e ha attraversato 40mila chilometri tra Americhe, Europa e Asia. Lungo la strada, nel tempo, altre 125 persone si sono unite a lui, dando vita al Cyclown Circus....un movimento più che un'organizzazione, un modo di pensare più che un ente strutturato. Inizialmente potrebbero sembrare eccentrici turisti in cerca di una curiosa alternativa alla monotonia. Invece ciò che li muove è un obiettivo ben preciso: denunciare la dipendenza delle nostre società dal petrolio e proporre la bicicletta come soluzione a traffico ed inquinamento. E perché il messaggio sia chiaro si muovono in massa, puntano sul numero sempre crescente come veicolo visivo del loro pensiero. Nel frattempo si guadagnano da vivere attraverso spettacoli di clown, dividendo i guadagni e impegnandosi ad esibirsi gratuitamente per i bambini più bisognosi. Un'organizzazione rigorosamente collettiva di spazi e risorse che forse sarà difficile mantenere per lunghi periodi man mano che il gruppo cresce. Ma per chi può permetterselo (sia mentalmente che fisicamente...) è sicuramente un modo originale ed efficace di trasmettere un pensiero senza che questo si perda nella dimensione metafisica di astratte parole. Magari potrebbe essere interessante seguire il Circus per un breve tratto del loro vagabondare...molto più che una vacanza alternativa, un modo fluido di sentirsi vivi, zigzagando in bicicletta a favore di un'idea che andrebbe a sicuro vantaggio dell'intera società.
Per saperne di più: CyclownCircus!