mercoledì, giugno 28, 2006

OGM, CONTINUA ....

"Friends of the Earth Europe today urged EU Environment Minister to introduce stricter rules to protect the public and environment from genetically modified (GM) foods and crops. Environment Minister will discuss new proposals to improve the way that GM products are approved when they meet in Luxemburg tomorrow" (26/06/06, Friends of the Earth Europe press release).

L'articolo segue, ma parla del ruolo dell'Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare (EFSA), argomento che merita uno spazio a parte, più avanti. Vorrei però riportare, oltre all'incipit dell'articolo, il commento della mia amica Monica (che mi ha mandato il press release), come continuazione logica al discorso sul transgenico di qualche giorno fa. Grazie Moki, come sempre i nostri scambi mi aprono una porta di infinite riflessioni...!

I GMOs sono uno di quegli argomenti "tricky" per dirla all'inglese, in cui necessità di sviluppo economico, protezione ambientale e della nostra salute non sempre vanno di pari passo, e richiedono aggiustamenti e compromessi. Almeno per come la vedo io, che ancora non riesco a togliermi le lenti critiche e multifocali che ci hanno dato a Gorizia, per una visione più piatta e in bianco e nero delle questioni ambientali.
Certo se a trarre i vantaggi dalle grandi coltivazioni di soja e mais transgenico è la Monsanto o qualche altra multinazionale di turno...allora ogni dubbio è fugato....
Sarebbe interessante vedere chi sono i più grossi esportatori e produttori di alimenti transgenici in America Latina ... Come è interessante in parallelo vedere come la stragrande maggioranza dei sussidi europei all'agricoltura vadano in realtà a pochi grandi farmers e non alla maggioranza dei contadini o delle piccole aziende agricole familiari...

Un beso, Mo

sabato, giugno 24, 2006

ED ERA ALICE...


...un gatto che fino a ieri pensavamo fosse femmina...
Fotografata(o) da Donata ©

giovedì, giugno 22, 2006

ORGOGLIO TRANSGENICO

"Non dimentichino gli europei, che sono tanto preoccupati per lo sviluppo dell'America latina, che gli OGM hanno permesso di estendere le coltivazioni a nuovi terreni prima inutilizzati, in regioni dell'Argentina come Salta, Jujuy e Santiago del Estero, che erano molto povere e che negli ultimi anni hanno migliorato nettamente il loro livello economico" esordisce battagliero Jorge Romagnoli, proprietario terriero della provincia di Cordoba, in una intervista al Sole24Ore (cfr. Sole24Ore 22/06/06 L.M.). E in effetti come dargli torto? La ripresa argentina dopo il crollo del 2001 è dovuta in gran parte al boom della soia, reso possibile dalla forte domanda cinese e dall'utilizzo del transgenico. Mentre in Europa il dibattito sugli "OGM si, OGM no" inferve, in Argentina transgenico significa solo migliore produttività dei campi, tanto che attualmente il Paese è, dopo gli USA, il più grande produttore di alimenti transgenici nel mondo: la soia coltivata è al 99% OGM, il mais al 50% e il cotone al 20%. Certo, per un produttore europeo è difficile immedesimarsi in un esportatore argentino, per il quale i prodotti agroalimentari rappresentano la metà delle vendite all'estero e non godono di nessun sussidio alla produzione. In tal senso gli OGM costituiscono per l'Argentina un fattore di competitività al quale è diventato ormai impossibile rinunciare, tanto che, osservando il dibattito sul transgenico che infiamma dall'altro lato dell'oceano, si profilano interrogativi allarmanti: "se aumenteranno le preoccupazioni anche per l'alimentazione animale e, ad esempio, la Danimarca proibirà l'uso dei prodotti OGM per i suoi maiali, che faranno gli argentini (...) che ormai coltivano solo soia transgenica?" Ritornare indetro ormai, oltre ad essere difficile, è anche troppo costoso. Le autorità e i coltivatori argentini hanno puntato tutto sugli OGM, nonostante l'incertezza che domina su qusto tipo di prodotti, all'insegna della familiare politica del "aumenta il rendimento e riduce i costo ora, domani si vedrà".

Ed è proprio questo atteggiamento che dovrebbe preoccupare di più, ancora prima di pur legittimi interrogativi sulla sicurezza dei prodotti. Del resto il protocollo argentino sugli OGM è portato ad esempio in tutto il mondo, ma altrettanto non si può dire per le scelte del Paese in materia di politica economica e finanziaria. Bisognerebbe chiedersi se non sia il caso di non farsi prendere troppo dall'entusiasmo del presente, vizio passionale in cui ogni tanto questo paese così ricco e florido sembra inciampare, per buttare un occhio ad obiettivi di lungo periodo. Basterebbe anche solo sbirciare dal lato del vicino Brasile, dove è stato predisposto un sistema di silos separato per OGM e non nei porti, nel caso si imponga la necessità di compiere una differenziazione...

Fonte foto

mercoledì, giugno 21, 2006

NI

Sono ancora lì, in bilico. Per un paio di giorni ho pensato che fosse colpa mia e ho cercato di informarmi. Davvero, ci ho provato. Ma ho le idee più confuse di prima. Perchè tra tutti i programmi, talk-show, "Porte a Porte" e porte aperte, volantini (ce ne sono?), giornali e spot televisivi mi si è generata in pancia una macedonia agrodolce che non sono ancora riuscita a digerire. Ma un dettaglio in tanto ciarpame parolifico emerge chiaro e lampante: a forza di strattonare i cittadini per la manica del "Vota si che noi siamo più belli; vota no perchè gli altri non capiscono niente", i nostri esimi politici (tutti dentro, nessuno si senta escluso...) stanno facendo di tutto per non farci andare a votare. E siccome il non-voto questa volta conta tanto quanto il voto, direi che siamo di fronte all'ennesima furbata politica: creare confusione, confondere l'elettorato, così qualsiasi risultato venga fuori il merito (così come la colpa) sarà di tutti. Cioè di nessuno. E continueremo belli beati con le nostre amatriciane all'italiana, tutti dicono che è buonissima ma pochissimi sanno davvero cosa c'è dentro di tanto speciale.

Perchè nonostante l'appello di Napolitano, io di questo referendum so solo che c'è ma il contenuto resta un arcano. Come si fa a votare in un clima di totale anarchia informativa? Ma soprattutto, come si fa a decidere COSA votare, quando l'oggetto della nostra vivisezione giuridica è nientemeno che la Costituzione, LA carta sulla quale dovrebbe reggersi lo Stato in cui vivremo - forse - tutta la nostra vita? (sto esagerando...?) Ditemi voi, questa volta voglio suggerimenti, anzi no, chiarimenti, e che nessuno si azzardi a rispondermi "vota si/no perchè nel 2016 avrai questo o ti toglieranno quello", perchè io vivo di presente e per ora che siano passati 10 anni potrebbe anche essermi tornata la voglia di emigrare...

lunedì, giugno 19, 2006

PROSUMI?

Se volessimo leggere tutta la realtà con uno stesso linguaggio cognitivo, tutte le attività che compiamo da soli, senza ricorrere ad un servizio esterno a pagamento (dall'allevare dei figli alle pulizie di casa o la cura del giardino..) potrebbero essere definite "prosumi", in quanto, sempre secondo lo stesso linguaggio, saremmo al tempo stesso produttori e consumatori del risultato realizzato. O almeno Alvin Toffler la pensa così (Cfr. Sole24Ore 13/6/06).
Quando noi ad esempio usiamo il bancomat e inseriamo da soli il codice, questo è un prosumo (la conseguenza, nota bene Toffler, è che dall'altro lato le banche licenziano cassieri...). Ma da soli possiamo anche controllarci il diabete o produrre i nostri CD musicali, accrescendo il nostro ruolo e importanza in quanto prosumatori, in un circolo virtuoso che ci porterà ad acquistare tecnologia dall'economia monetaria per utilizzarla in quella non monetaria, con un feedback che a sua volta genererà valore nel sistema monetario reale. "Pensiamo ad esempio al software open source Linux e all'enorme impatto che ha avuto in tutto il mondo. Questo software è stato inizialmente prodotto da Linus Torvalds gratuitamente, quasi per hobby, e in seguito ha calamitato un gran numero di programmatori che senza alcun compenso lo hanno modificato, adattato ed ampliato, stimolando altri programmatori ancora a dedicare un pò del loro tempo, sempre su base gratuita e volontaria, a produrre altri tipi di software. Questa attività "prosumistica" tutta nell'ambito dell'economia non monetaria, ha trasformato il modo di produrre software nell'economia monetaria."

Suona familiare. Quello che adesso è coniato prosumo richiama il concetto in disuso di "coscieza civile", quella secondo la quale dato che la società è di tutti, chi ne fa parte dovrebbe automaticamente essere disposto a contribuire gratuitamente con qualcosa di sè per permettere la sopravvivenza sostenibile (e la crescita) di tutto il sistema...Sembra però che a metterla in termini economicistici abbia più successo e sicuramente più seguaci pronti a lanciarsi nel business del nuovo millennio. E se così fosse, allora perchè no, prosumiamo?

venerdì, giugno 16, 2006

...IN COSA DAVVERO SI CREDE

E' curioso che la mail della mia amica Anna (quella del post sotto) mi sia arrivata proprio oggi, dopo tutti i pensieri vagamente esistenziali che mi ha provocato l'ultimo film di Ken Loach, vincitore dell'ultimo festival di Cannes. Forse quelli della mia generazione che vedranno questo film si porranno le stesse domande, forse no, io provo a formularne una, con un punto interrogativo che non pretende risposte, un pensiero a voce alta ecco: esiste oggi in Italia qualcosa di irrinunciabile per cui battersi? Come collettività intendo, come massa organizzata attorno ad un'idea tanto forte da superare la barriera dei particolarissimi interessi personali...Ma è il punto di partenza forse ad essere inesatto, perchè alla fine "è facile sapere contro cosa si combatte. Più difficile è sapere in cosa davvero si crede".

The Wind That Shakes The Barley, Ken Loach, Cannes 2006.

LA MIA GENERAZIONE...

"Lo scopo di questa missiva è quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati a cavallo tra anni 70 ed 80 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto, e che pagheranno la propria fino ai 50 anni.
Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra memoria storica comincia coi Mondiali di Italia'90. Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti.
Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi sì che hanno avuto tutto, e nessuno glielo dice. Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella, e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori. Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni. Andavamo a scuola quando il 31 ottobre era la vigilia dei Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stati gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2. Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills (ti piacquero allora, vai a rivederli adesso, vedrai che delusione). Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D'Avena e imparato la mitologia greca con Pollon.
Siamo una generazione che ha visto Maratona fare campagne contro la droga. Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co . e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico. Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, e Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella Stanza Ovale; siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre. Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, abbiamo giocato a Pac-Man, odiamo Bill Gates e credevamo che Internet sarebbe stato un mondo libero.
Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in. Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Quelli cresciuti ascoltando gli Europe e Nik Kamen, e gli ultimi a usare dei gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca dell'Arca Perduta. Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto. Siamo la generazione di Crystal Ball ("con Crystal Ball ci puoi giocare"), delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Voltrons, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man,Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore. La generazione che ancora si chiede se Mila e Shiro alla fine vanno insieme. La generazione che non ricorda l'Italia Mondiale '82, e che ci viene un riso smorzato quando ci vogliono dare a bere che l'Italia di quest'anno è la favorita. L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni. L'ultima generazione degli spinelli.
Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale. Non c'erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!! Mangiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto. Non avevamo Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani! E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P
Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò."

(Grazie ad Anna....)

giovedì, giugno 15, 2006

TERRE DI MEZZO



Ho così scoperto che il mio vicino di computer è arrivato anche oltre le mie latitudini latinoamericane, per essere accolto così...del resto, poteva essere altrimenti? Grazie Ivan per la foto! ©

martedì, giugno 13, 2006

NUOVO CINEMA PARADISO (1989)

E Alfredo disse a Totò: "Questa terra è maledetta. Quando sei qui tutti i giorni hai la sensazione si essere al centro dell’universo, sembra che niente cambi mai. Poi te ne vai,un anno,due…E quando ritorni tutto è cambiato. Il filo è spezzato. Non ritrovi quelli che stavi cercando,le tue cose non esistono più. Non è così?… Devi andartene per molti,molti anni,prima di tornare e ritrovare di nuovo la tua gente,la terra dove sei nato. Ma non ora,non è possibile. Ora sei più cieco di me"

lunedì, giugno 12, 2006

19 DIAS Y 500 NOCHES

"(...)En Buenos Aires, la política... que falta de respeto, que atropello a la razón. En Buenos Aires, el fantasma de la ópera
camina solo por Constitución.
En Buenos Aires tengo más de lo que quiero pero lo que quiero nadie me lo da. En Buenos Aires hay un Falcon pesadilla
en el museo de cera de la atrocidad.
En Buenos Aires falta guita pero sobran corazones condenados a latir.
En Buenos Aires amanezco, resucito,
me defiendo a gritos, quiero ser feliz.
En Buenos Aires cuando hablamos de la luna
solo hay una: la del Luna Park.
En Buenos Aires he perdido mil batallas
pero hay una guerra que pienso ganar.
Buenos Aires.
En Buenos Aires brilla el sol y un par de pibes,
en la esquina, inventan una solución.
(cuando en el mundo ya no quede nada)
en Buenos Aires todo vuela, la alegría,
la anarquía, la bondad, la desesperación.(...)"
Joaquin Sabina, Enemigos Intimos (1998)

giovedì, giugno 08, 2006

Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

"Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e ce ne staremo seduti un momento o due in silenzio…magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove eravamo prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita o scesa di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente ci ricomporremo, ci alzeremo e, creature di sangue caldo e nervi, come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita.” Raymond Carver

Scrittore essenziale, tagliente e terribile nella semplicità con cui descrive anche la realtà più piccola nei suoi minimi dettagli. Estremamente umano lo sguardo di Carver, che mai giudica, mai propende, soltanto occupato a fotografare gli uomini e bravissimo ad intrappolare nelle sue fotografie anche tutti i sentimenti che sempre, inevitabilmente, ci aleggiano intorno, come ombre.