martedì, settembre 26, 2006

Il prossimo libro che regalerò

"Pensate che la vita sia fondamentalmente una lotta spietata in cui vale la regola del più forte, che la nostra società sia in decadenza, che i fili del nostro destino siano manovrati da poteri occulti su cui non abbiamo alcun controllo? Siete in errore, dice Rob Brezsny. Se proprio si vuole sposare una teoria cospirazionista, perché non immaginare una trama alle nostre spalle per farci del bene? Brezsny ci conduce alla scoperta di un universo che, a saperlo prendere, si rivela amichevole e accogliente. Disponendosi con mente aperta a cercare il lato sorprendente e poetico delle cose, ad accogliere i doni straordinari che la vita quotidiana può offrire, si può davvero diventare più leggeri, più gioiosamente creativi, ma anche più lucidi e consapevoli, meglio preparati per reagire al continuo bombardamento di cattive notizie e messaggi ansiogeni da parte dei media. Con irresistibile ironia, Brezsny dimostra che tutto sommato il pessimismo e il cinismo imperanti sono armi spuntate per affrontare la realtà, e ci offre ben 888 metodi per diventare ragionevolmente ottimisti e selvaggiamente felici."

Rob Brezsny , oltre ad essere un brillante argomentatore, è anche l'astrologo di fiducia della rivista Internazionale, l'unico oroscopo che leggendolo ti fa davvero pensare - incosciamente e per qualche breve frazione di secondo - che si, perchè no, magari ha proprio ragione lui...

mercoledì, settembre 20, 2006

Piccola filosofia dell'amore

"C'est pourquoi, quand Chloé et moi eûmes fini de nous aider mutuellement à nous déshabiller sur le grand lit blanc et qu'à la lueur d'une petite lampe de chevet nous fûmes à même de voir nos deux corps dénudés pour la première fois, nous essayâmes de ne pas plus en tenir compte qu'Adam et Eve avant la chute (...) Une gaucherie qui nous rappelait ce qu'il y a d'humoristique et de bizarre à se retrouver couchés dans le même lit, moi m'efforçant avec maladresse de dégager Chloé de ses sous-vêtements, elle se battant avec les boutons de ma chemise - et tous deux cependant, nous efforçant de rester impassibles, n'osant même pas faire de commentaires, ni même sourire, continuant au contraire à nous regarder avec un air de désir passionné comme si nous n'avions pas remarqué le comique de la scène : cette semi-nudité sur le bord du lit, ces visages empourprés comme ceux de deux écoliers coupables..." Alain de Botton, Petite philosophie de l'amour

Lucido e matematico nella costruzione dei ragionamenti, ironico e irriverente nei toni, a tratti cinico a tratti inguaribilmente romantico, A.d.B. mostra l'universo amoroso da un'angolazione del tutto originale - visto il tema trattato - eppure così familiare, così fatalmente simile alla particolarissima storia individuale di ognuno di noi...

martedì, settembre 19, 2006

Dovunque...o ancora qui

Cada sol que amanece me enseña maravillas
un minuto de vida es mas que
bendición.
Cada día me sorprende con regalos sencillos
con el sol de un abrazo
aprendo una gran lección.
Si hasta el árbol mas grande
una vez fué semilla
a cada esfuerzo algún día
le llegará su canción.
Cualquier lugar
es el centro del mundo
cualquier amor
es esencia y verdad
cualquier humano
es el más importante
cualquier momento
la ansiada eternidad.
Cuando vivo el momento
puedo amar y entregarme
el poderme reír de mi mismo
es vivir.
Si vivo agradecido
no puedo preocuparme
hay mil cosas de las que puedo
prescindir.

Parole e Musica: Guillermo Anderson

Foto: Strade di Tegucigalpa, Honduras, dicembre 2004 ©

giovedì, settembre 14, 2006

Le invasioni del Sapere

La prima volta che ne ho sentito parlare ho pensato avesse a che fare con la storia di qualche invasione barbarica, più che altro per assonanza tra i barbari in questione – Vichinghi – e la invece civilissima nuova frontiera del sapere - Wikipedia,- l’enciclopedia virtuale più gettonata dai frequentatori abituali del "www".

Tra tante “doppie v”, così poco masticate nel nostro discorrere abituale, è così facile incappare in curiosi malintesi e così, per evitare di perdermi nel meandri del non senso, sono andata a vedere cosa vuol dire Wikipedia e soprattutto cosa si intende quando si parla di enciclopedia “virtuale”. Appurato che non abbia nulla a che fare con le citate invasioni normanne, mi sono affidata per l’ennesima volta a quell’immenso calderone che è Internet, ed ho iniziato a leggere...

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venerdì, settembre 08, 2006

LA DIPROMAZZIA...

Naturarmente, la Dipromazzia
è una cosa che serve a la nazzione
pe' conservà le bone relazzione,
co' quarche imbrojo e quarche furberia.

Se dice dipromatico pe' via
che frega co' 'na certa educazzione,
cercanno de nasconne l'opinione
dietro un giochetto de fisonomia.

Presempio, s'io te dico chiaramente
ch'ho incontrato tu' moje con un tale,
sarò sincero, sì, ma so' imprudente.

S'invece dico: - Abbada co' chi pratica...
Tu resti co' le corna tale e quale,
ma te l'avviso in forma dipromatica.


TRILUSSA - (C. A. Salustri) 1873-1950

mercoledì, settembre 06, 2006

Se il mondo si sposta a Sud

Brasile e Vietnam hanno recentemente iniziato una collaborazione militare. A quanto pare, militari brasiliani viaggiano periodicamente ad Hanoi per apprendere dai vietnamiti tecniche di resistenza e di guerriglia che potrebbero venir comode al Brasile nella bizzarra eventualità di dover “fronteggiare l’invasione da parte di una potenza più forte militarmente ed economicamente”, come ha precisato il generale Claudio Barbosa tre le pagine del sito web dell’esercito brasiliano.
Nel frattempo, il Venezuela di Chavez, apportando a pretesto la presunta minaccia d’invasione da parte degli Stati Uniti, ha annunciato che rinnoverà i propri arsenali.
Sono solo barlumi di un dibattito che negli ultimi mesi sta generando clamore, non soltanto nelle stanze dell’intelligence occidentale. L’America Latina oggi fa notizia e i toni dei neoeletti, nelle neonate democrazie del continente Sud, fanno pensare che i contenuti stiano cambiando, in una direzione che Washington non sembra aver accolto con troppo fervore.
Da terra di conquista europea a cortile di casa del potente vicino Statunitense, l’America Latina è per decenni rimasta stretta nel laccio degli interessi economici delle proprie élite locali - connubio tra ricchi latifondisti e onnipresenti corpi militari – caldamente incoraggiate da Washington, che così dichiarava ufficialmente il proprio appoggio alla “stabilità politica ed economica dell’America del Sud.” Ma il discorso, ormai familiare, sul sostegno a governi “legittimi” per la diffusione della democrazia e del libero mercato, non è quasi mai fine a se stesso e gli interessi impliciti negli accorati discorsi statunitensi si chiamavano allora, come oggi: risorse naturali...

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lunedì, settembre 04, 2006

PARAMPAMPOLI CERCASI

E’ quasi un nome leggendario, a metà strada tra il parapendio e il parapiglia, volutamente difficile da memorizzare perché al nostro Parapapa ci si arriva solo per caso e una volta provato, il nome non serve più, perché il sapore è di quelli che non si dimenticano…Potrei anche non dirvi cos’è, voi provereste a digitare lo scioglilingua in Google e il risultato sarebbe il seguente:
1) 4° TROFEO PARAMPAMPOLI, P.so Brocon/Marande - 12/02/2006, Classifica finale per categorie(super baby maschile/femminile; cuccioli maschile/femminile; allievi, master, senior ecc ecc ecc…);
2) Nave cargo Parampampoli, bizzarro gruppo musicale il cui “repertorio è costituito da canzoni originali frutto delle scorribande cantautoriali di Carniglia arrangiate e musicate con svariate influenze quali progressive e rock folk non limitandosi alla riproposizione di stili già ascoltati ma ricercando nuove linee sonore”;
3) Parampampoli, una bevanda servita alla fiamma, tipica delle terre trentine, le cui origini si perdono nel tempo. Bevuta in compagnia degli amici rende più gioiose le ore trascorse insieme…eh già…

Glisserei sul torneo, mi sono già segnata il prossimo concerto della Nave Cargo perché i soggetti mi sembra valgano un viaggetto a La Spezia. Quanto alla bevanda…nessuna leggenda, era domenica, avevo mangiato oltre i limiti consentiti dalla parete stomacale, il sole picchiava perpendicolare al cervello, ma quella cosa lì l’ho assaggiata davvero. Cosa ci sia dentro mi hanno detto che è meglio non dirlo (la ricetta però l’ho trovata, prima di pubblicarla mi sacrificherò brevettandola in casa, la difesa della salute dei lettori innanzitutto…). Fatto sta che una volta pronto l’intruglio, bisogna completarlo “agitando bene la bottiglia, versando la quantità desiderata in un pentolino e a fuoco vivace portarlo ad ebollizione. All'apparire delle prime bolle va acceso con un fiammifero, servendolo ancora fiammeggiante in robuste tazzine.”

Mi raccomando, robuste tazzine.

MANTOVA, 6-10 SETTEMBRE 2006

"Una manifestazione all'insegna del divertimento culturale, cinque giorni di incontri con autori, reading, spettacoli, concerti. Festivaletteratura è ormai da molti anni un appuntamento fisso per chi ama la lettura e per chi è semplicemente curioso e sa di poter incontrare scrittori, musicisti, attori per le vie e le piazze della città (...) Festivaletteratura propone inoltre percorsi guidati al patrimonio storico culturale della città; momenti teatrali con testi firmati da importanti autori; reading di poesia, per poter ascoltare dalla viva voce dei poeti il senso del loro mondo e dei loro sentimenti; spettacoli musicali dove interpreti di valore rendono omaggio a varie tradizioni letterarie; incontri su arte, architettura, design e libro illustrato. A tutto questo si aggiungono le colazioni con gli autori e reading in lingua nello spazio di piazza Concordia."

venerdì, settembre 01, 2006

UNITED....WHAT?

Sono più di un milione e quattrocento mila i Mapuche che oggi vivono in argentina ed in Cile. Ci tengono a sottolineare che non si considerano nè argentini nè cileni, ma Mapuche, ovvero "Uomini della Terra" in Mapundung ed è davvero un'ironia della storia se da decenni si trovano a combattere - prima contro gli invasori spagnoli, poi contro i rispettivi Stati nazionali e oggi contro una multinazionale italiana - per il possesso di una terra che ritengono già propria per diritto naturale. La maggior parte delle comunità Mapuche vive infatti in territori dei quali i singoli abitanti posseggono un permesso precario di occupazione concesso dalla stato. Dei milioni di ettari originali oggi ne hanno a disposizione soltanto 250.000, oltre ad essere vittime di espropri, spostamenti forzati, episodi di povertà estrema e sopraffazzione. Cosa c'entra in tutto questo la Benetton, scimmiottata nello slogan della foto iniziale?
Si dà il fatto che la famosa azienda trevigiana sia anche uno dei più grandi proprietari di terra in Argentina, con all'attivo più di 900 mila ettari di terra a cavallo di cinque province nel sud della Patagonia. Nella provincia del Chubut la Benetton ha installato mandrie di animali da latte, da carne e da lana pura e punta anche allo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nelle sue proprietà. Attività che costituiscono una seria minaccia, sia economica che culturale ed ambientale, per una popolazione che non riesce neanche a far riconoscere al proprio governo un legittimo diritto all'autoderterminazione.
La famiglia Benetton, presa di mira dal movimento indigeno così come dalla stampa internazionale, ha più volte sottolineato di aver ottenuto la proprietà dei territori nel 1991 da un'azienda inglese che la possedeva da decine di anni. A sua volta, l'impresa britannica ha assicurato di averla ricevuta come donazione dal governo argentino, iter leggermente controcorrente rispetto alla storia ancestrale che vede i Mapuche proprietari legittimi dei territori. Perchè, se il percorso fosse lineare, il governo argentino da chi avrebbe ricevuto il consenso per la donazione all'origine della vicenda?

Del resto, come dichiarato dal capo dell'ufficio stampa del Benetton Group, Federico Santor, "Nell'eterna lotta dei Mapuche non c'entriamo molto. E' una questione tra loro e lo stato argentino. Siamo convinti che ci tirino in mezzo esclusivamente perchè siamo una multinazionale assai nota e, quindi, accusandoci sia più semplice attirare l'attenzione internazionale. In realtà la Compagnia dà lavoro a 250 persone, di cui il 60% Mapuche". Effettivamente, anche il tentativo di Luciano Benetton di recuperare punti tramite la restituzione ai Mapuche di 7514 ettari di terra, si è rivelato un passo falso. L'Istituto nazionale di tecnologia agricola, incaricato dal Governo del Chubut di analizzare i terreni restituiti, ne ha certificato "la poca recettività produttiva", rilevando che solo il 5% del totale può essere utilizzato a fini di sussistenza (quanto basta per sfamare due famiglie...), restituendo il gentile pacchetto regalo al mittente.
Da una parte, si profila dunque la responsabilità dei governi argentini che si sono susseguiti negli anni, che hanno continuato a vendere terre ancestrali mapuche come se fossero statali, rimandando continuamente a data da destinarsi la scottante questione indigena. Dall'altro lato della barricata, costituita da quasi un milione di ettari di suolo, siede una multinazionale che rivendica la leggitimità di un diritto di proprietà su terre regolarmente acquistate. Nel mezzo, privato del diritto di occupare un posto che gli appartenga, resta immobile nelle proprie rivendicazioni il popolo Mapuche, che oltre a vedersi privato di uno spazio vitale che gli permetta di vivere con dignità la propria esistenza, è anche messo in pericolo dagli inevitabili sconvolgimenti ambientali, culturali e sociali che lo sfruttamento del territorio da parte dell'impresa trevigiana inevitabilmente comporterà.

E tra tante voci che negli ultimi anni si sono alzate in segno di protesta o di difesa dei diversi contendenti, è un interrogativo apparentemente semplice a chiarire i contorni di una diatriba che a tratti ha il sapore del paradossale. Una domanda pronunciata quasi con stupore da un rapprsentante mapuche, di fronte alla donazione di parte dei terreni da parte di Benetton: "Come si fa a donare ciò che non si dovrebbe possedere?".

Per approfondire: Peacereporter
Foto: Mapuche.nl