venerdì, agosto 31, 2007

Anche Cremona ha i suoi Buskers

Buskers o artisti di strada. Dopo quello frequentatissimo di Ferrara, il Festival degli artisti di strada sbarca anche a Cremona, dove dal 31 agosto al 2 settembre le strade si riempiranno di clown, giocolieri, acrobati, pupazzi e burattini, mimi, bande e fanfare ...a testimoniare in questa prima edizione cremonese che "Il teatro di strada non è (praticamente mai) volgare; colpisce con la poesia malinconica contrastante il caos cittadino, con l’ingegno creativo che rompe la monotonia, con la comicità o l’ironia graffiante che ferma la corsa. Per dirci che il tempo e lo spazio del divertimento o dell’arte non sono necessariamente luoghi e momenti separati dal quotidiano vivere". Il Cremona BuskerShow si inserisce nel calendario e nella mappa di una serie di festival che in tutt’Italia aprono le vie e le piazze ai musicisti e agli artisti di strada provenienti da tutto il mondo. Per saperne di più: CremonaBuskersShow

venerdì, agosto 24, 2007

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Leno, esterno giorno, agosto 2007
Foto: letizijp ©


la Tigre del Caucaso

"Siamo come voi, gli italiani sono gli armeni del Mediterraneo", dice Hayak, giovane economista armeno, a Riccardo Sorrentino del Sole24Ore. L'Armenia, piccola repubblica euroasiatica senza sbocchi sul mare, negli ultimi anni è cresciuta a ritmi del 10%, guadagnandosi il titolo di Tigre del Caucaso. Eppure il paese paga ancora il suo isolamento storico e geografico, con un'economia che è ampiamente sostenuta da una diaspora ricca e influente. Si stima che arrivino dall'estero 1,5 miliardi di dollari l'anno, il 20% del PIL nazionale, con effetti non sempre benefici sulla competitività della moneta locale. La diffidenza della popolazione nel sistema bancario, memore dei fallimenti degli istituti sovietici, fa si che le risorse circolino nel paese in contanti, alimentando un'economia sotterranea che pur spingendo il paese verso un veloce sviluppo alimenta un mercato nero del lavoro, ampia corruzzione (le imprese preferiscono versare tangenti pur di non pagare tasse allo stato) e una concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, mentre fuori da Yerevan la povertà resta elevata e l'agricoltura di sussitenza. E' chiaro dunque che, dentro le cifre, la Tigre del Caucaso, orgogliosa del proprio miracolo, ha ancora molta strada da fare e le premesse ci sono. L'Armenia punterà sul proprio capitale umano, l'unica vera risorsa in grado di garantire un futuro. Intanto la Lycos è sbarcata a Yerevan, dove si attendono entro fine anno sette banche straniere e la Borsa di Stoccolma. L'Armenia cristiana delle origini, l'Armenia fiera della propria indipendenza che a fatica ricuce le ferite di un popolo nei confronti del quale, a distanza di quasi un secolo, la Turchia bandisce ancora la parola genocidio. L'Armenia che si sente occidentale pur nei suoi tratti orientali, dove la classe media vuole avere un ruolo attivo nella prosperità del paese e godere dei suoi frutti, guarda con ottimismo al futuro. Sarebbe buono se gli "armeni del Mediterraneo" guardassero al proprio domani con altrettanta,propositiva, energia.
(Liberamente tratto da: Sole24Ore del 24 agosto 2007)

mercoledì, agosto 22, 2007

Sviluppo ed aumento dei consumi......di chi??!

"L'autostrada sull'Everest si farà: il governo di Pechino inizierà a costruirla la prossima settimana in vista delle Olimpiadi dell'agosto 2008. Il progetto è stato pensato per il passaggio della fiaccola olimpica e sarà realizzato in quattro mesi, con largo anticipo rispetto all'inizio dei giochi: 108 chilometri di cemento collegheranno la cittadina tibetana di Tingri al Campo Base a 5.200 metri di altezza. All'Everest, la montagna più alta del mondo, si può accedere sia dal Nepal che dal Tibet, sotto controllo cinese. Il governo ha già stanziato 15 milioni di euro per i lavori e tutto l'itinerario della torcia olimpica ( 137.000 km, 130 giorni di percorso a staffetta) è stato disegnato dal regime per portare in regioni come il Tibet sviluppo ed aumento dei consumi."
Fonte: Metamorfosi

Commenti? A me sembra che parole come sviluppo siano oggi troppo inflazionate per aver conservato un significato che faccia rima con sostenibile, efficace, duraturo. Ma soprattutto, sembra che poco dovrebbero avere a che fare con la deturpazione di uno dei posti più suggestivi del mondo e con il relativo aumento dei consumi di folle di turisti orgogliosi di farsi immortalare con alle spalle la vetta più alta del pianeta, dopo aver percorso faticosamente afflosciati in macchina con hamburger e patatine kilometri e kilometri di puro...cemento.

martedì, agosto 21, 2007

Il lato non detto della microfinanza?

Negli ultimi anni il settore della microfinanza è diventato di moda, forse sull'onda del Nobel per la pace al suo inventore, M. Ynus, forse per per la diffusa convinzione tra gli operatori del settore, studiosi, finanziatori, che costituisca una ricetta organica ed efficace per la piaga dalla povertà.
Ma nonostante la grande pubblicità che circonda la microfinanza, pochi hanno davvero studiato il suo impatto. E quelli che l'hanno fatto sono arrivati a delle conclusioni sorprendenti....Uno degli studi più completi in materia sostiene che "i microcrediti sono più utili a chi vive sopra la linea di povertà, non sotto. Anzi in alcuni casi i microcrediti possono ridurre il cash flow dei più poveri. (..) in altre parole la maggior parte delle imprese sono piccole e la mortalità è elevata, contrariamente a quanto sostenuto dale Nazioni Unite sul fatto che i microimprenditori contribuiscono con le loro attività a far sviluppare l'intera economia. Nonostante la pubblicità sensazionalistica che circonda la microfinanza, questa non cura la povertà. Sono i posti di lavoro stabili a farlo. Se la società ha veramente la volontà di aiutare i più poveri tra i poveri, dovrebbe smettere di investire nella microfinanza e incominciare ad appoggiare le gradi imprese ad alta intensità di lavoro. Al tempo stesso i governi dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, visto che le soluzioni basate sul mercato non saranno mai sufficienti"
Aneel Karnani, Microfinance Misses its Mark, Stanford Social Innovation review

Sicuramente un punto di vista controcorrente, forse il primo in cui mi sono imbattuta da quanto ho iniziato a sbirciare nel settore della microfinanza. Un punto di vista che ha certo i suoi limiti (le grandi imprese che dovrebbero sostituire le micro saranno poi cosi propense al rispetto dei diritti dei lavoratori....?) ma che può certamente aiutare a muoversi nel settore con maggior criticità, senza farsi trascinare indiscriminatamente dalle sempre fugaci...mode del momento...

Una guida per riconoscere i tuoi santi

Dito Montiel vive nel Queens, in una periferia violenta di New York. Ha un gruppo di amici, un amore, un rapporto padre-figlio complicato e teso, mai tradotto in parole. Tutti gli affetti che gli ruotano intorno si ingarbugliano e lui si impiglia in una voglia tesa di scapparsene via, lontano da quel quartiere, lontano da tutte le cose mai dette, da tutti i sentimenti irrisolti. Via da quello che sembra un destino inevitabile se solo si lascia andare alla voglia di guardare indietro.
Dito Montiel scappa in California, cresce e i sensi di colpa con lui, finché tutta la rabbia e la tenerezza che ha dentro si riversano a fiumi in un libro. Il libro cade nelle mani di Robert Downey Jr. e diventa film. E il Dito scrittore si ritrova regista della propria storia, come un ritorno a casa alla ricerca di tutti i santi lasciati indietro.

Un film vivo e tagliente, mai violento anche nei momenti di violenza maggiore. Semplicemente una storia vera.

lunedì, agosto 13, 2007

E ci chiediamo "Perchè ci odiano?"...

Riporto la recensione di Elisa, mia collega e amica che mi ha prestato questo libro sicura che su di me avrebbe fatto facilmente breccia..e così è stato....leggetelo!

"Ormai ogni giorno arrivano notizie di morte dal Medio Oriente e sempre più cresce l’allarme terrorismo. Nel mondo occidentale oggi, c'è la convinzione sempre più forte che l'Islam ci odi e si parla di scontro fra civiltà. Quando si parla di terrorismo, lo si fa sempre guardando da una parte sola: è facile dare tutta la colpa al fondamentalismo islamico che non accetta la democrazia e la libertà occidentali. Barnard, senza giustificare gli atti di terrore che vengono compiuti, con questo libro ripercorre la storia degli ultimi decenni: ne viene fuori un quadro molto diverso da quello che ci viene abitualmente presentato, dove sono proprio i paesi oggi alla guida della "Guerra al Terrorismo" (Usa, Israele e Regno Unito) quelli che da anni hanno utilizzato il terrorismo per imporre il loro "ordine mondiale"

Elisa Mosini, continua su Popolis