mercoledì, settembre 06, 2006

Se il mondo si sposta a Sud

Brasile e Vietnam hanno recentemente iniziato una collaborazione militare. A quanto pare, militari brasiliani viaggiano periodicamente ad Hanoi per apprendere dai vietnamiti tecniche di resistenza e di guerriglia che potrebbero venir comode al Brasile nella bizzarra eventualità di dover “fronteggiare l’invasione da parte di una potenza più forte militarmente ed economicamente”, come ha precisato il generale Claudio Barbosa tre le pagine del sito web dell’esercito brasiliano.
Nel frattempo, il Venezuela di Chavez, apportando a pretesto la presunta minaccia d’invasione da parte degli Stati Uniti, ha annunciato che rinnoverà i propri arsenali.
Sono solo barlumi di un dibattito che negli ultimi mesi sta generando clamore, non soltanto nelle stanze dell’intelligence occidentale. L’America Latina oggi fa notizia e i toni dei neoeletti, nelle neonate democrazie del continente Sud, fanno pensare che i contenuti stiano cambiando, in una direzione che Washington non sembra aver accolto con troppo fervore.
Da terra di conquista europea a cortile di casa del potente vicino Statunitense, l’America Latina è per decenni rimasta stretta nel laccio degli interessi economici delle proprie élite locali - connubio tra ricchi latifondisti e onnipresenti corpi militari – caldamente incoraggiate da Washington, che così dichiarava ufficialmente il proprio appoggio alla “stabilità politica ed economica dell’America del Sud.” Ma il discorso, ormai familiare, sul sostegno a governi “legittimi” per la diffusione della democrazia e del libero mercato, non è quasi mai fine a se stesso e gli interessi impliciti negli accorati discorsi statunitensi si chiamavano allora, come oggi: risorse naturali...

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