lunedì, marzo 19, 2007

Nelle città senza mare, chissà a cosa si rivolge la gente per ritrovare il proprio equilibrio?

Banana Yoshimoto Tsugumi

martedì, marzo 13, 2007

DIS-CARICHE

Qualche giorno fa ero seduta ad un tavolo di un caffè, parlavamo di viaggi, di passioni e di lotta alla povertà. E qualcuno provocatoriamente ha detto: "Ma se tutti i paesi poveri raggiungessero il nostro livello di sviluppo, con il tasso di inquinamento mondiale attuale dove andremmo a finire?".
Come se i paesi poveri solo per essere tali fossero dei paradisi intatti di sostenibilità ambientale...la povertà non permette a tutti di avere a fine giornata un pasto decente, un mezzo di trasporto, un diritto protetto, un minimo livello educativo per non parlare di quello salariale. Ma al contempo la povertà è permissiva in tanti altri campi, uno di questi è proprio quello delle legislazioni ambientali. Perchè un paese povero è spesso agli ordini di un'èlite di contabili d'azienda, che considerano che sia molto più economico comprare automobili europee anni 80, altamente inquinanti, e alimenti scartati per normative sanitarie "troppo" stringenti. Ovvio, per quegli stessi paesi europei, che di tanti materiali obsoleti o banditi dal mercato alimentare non sanno più che farsene, è molto più facile liberarsene in maniera produttiva: vendendoli ai paesi in via di sviluppo. Notizia di pochi giorni fa: il riso ogm Bayer rifiutato dall’Unione Europea, a causa della presenza di sostanze cancerogene rilevate dalle autorità sanitarie di Bruxelles, è finito in Messico, che a sua volta l'aveva comprato dagli Stati Uniti. Solo 17 anni fa il Messico produceva tutto il riso che consumava: il settore dava lavoro a 25 mila contadini che seminavano poco più di 250 mila ettari; oggi si coltivano appena 65 mila ettari, e i produttori di riso sono poco meno di 5.400. Uno a caso dei tanti effetti del trattato di libero commercio dell’America del Nord (Nafta) in vigore dal primo gennaio 1994 tra Canada, Messico e Usa. Lo steso dicasi per il nuovo Trattato che sempre gli USA hanno firmato con i paesi del Centro America.

Della povertà dobbiamo preoccuparci ma non certo per le questioni ambientali che potrebbe generare un eventuale sviluppo globale. Quanta ipocrisia c'è nel dire che la povertà crea asservimento? Paesi interi sono diventati discariche redditizie di ciò che non ci serve più. Alla faccia della cooperazione internazionale e di una crescita attenta alla sostenibilità...

La "nuova" coscienza di Zeno

Ci pensavo proprio ieri mentre ero in farmacia, in coda per la consueta "curetta da cambio di stagione". Mentre aspettavo pazientemente il mio turno sono stata sopraffatta dalla molteplicità di scatole che occhieggiavano tra gli scaffali: 200 prodotti diversi per la cura del raffreddore, 150 per l'igene intima, altrettanti per la digestione, gonfiori di pancia, borse sotto gli occhi, mal di testa e nevralgie. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: ma come facevamo prima che scoprissero che stiamo così messi male? Sbam, il marketing aziendale ha fatto centro, le medicine esistono e sono tantissime, ergo altrettante devono essere le rispettive malattie. FUORI DA OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO, siamo degli esseri irrimediabilmente malati.

Per fortuna la farmacia da qualche tempo ha installato la macchinetta salvacode, esattamente come al banco dei salumi del supermercato. Perchè avere 20 numeri davanti a me mi ha permesso di pensarci su, evitandomi di comprare un cestello di inutili e ugualissimi saponi antibatterici. E rendermi conto che a volte, con questo nostro occidentalissimo terrore della caducità, diventiamo le prede perfette di un azzecato bombardamento pubblicitario. Se per caso di fronte a tante cianfrusaglie mediatiche ci rendessimo conto conto che solo l'effettiva necessità può creare il rimedio, e non viceversa, ci concederemmo il tempo di sfogliare questo libro. Jörg Blech potrebbe anche essersi sbagliato, ma una cosa inappellabile mi sembra che l'abbia capita: la nostra salute rischia di essere svenduta agli interessi poco occulti che girano attorno alla medicalizzazione della nostra società.

Jörg Blech, "Gli inventori delle malattie. Come ci hanno convinti di essere malati", Edizioni Lindau

lunedì, marzo 12, 2007

DIANE ARBUS


Un film onirico e tenero, che sa dipingere la morte come la continuazione acquosa della vita, immortalando con una lente tutta interiore la vita di una donna peculiare e fragile che ha cambiato il modo di concepire la fotografia, in un'America ancora poco propensa a vedere nel "diverso" soltanto un aspetto imprescindibile della molteplicità dell'esistente.



"Most people go through life dreading they'll have a traumatic experience. Freaks were born with their trauma. They've already passed their test in life. They're aristocrats." Diane Arbus (1923-1971)

lunedì, marzo 05, 2007

E' stata una vertigine

Può capitare che le dita siano due: l’indice e il medio. Allora è come se si sfiorassero due antenne: le antenne di due formiche che si sono incontrate lungo il loro sentiero, di due api che si sono incrociate in volo e, nel modo che è proprio di quegli insetti, avessero preso a scambiarsi informazioni.


Maurizio Maggiani, E’ stata una vertigine

Platea C26, Posto 10-11

DAVE MATTHEUS - an acustic evening...


Milano, 4/3/2007, Teatro Dal Verme

venerdì, marzo 02, 2007

L'acqua calda è come una coperta

La caldaia è entrata nella mia vita solo quando ha smesso di funzionare. Ci ho messo 4 mesi di docce alternate gelata/tiepida/gelata prima di decidermi a correre ai ripari. 4 lunghi mesi di colpettini, giramento di rondelle, misurazione artigianale della pressione, monologhi appassionati con il pannello di controllo e tanti, tanti scongiuri ogni volta che, con l'inverno fuori, mi accingevo ad aprire il rubinetto. Durante i primi 3,5 mesi ho sviluppato una tecnica olimpica: i primi 7 secondi di acqua calda erano per bagnarsi, i successivi 5 di acqua fredda per insaponarsi, sperando ardentemente che nella fase di risciacquo, l'alternanza caldo-freddo fosse arrivata nella tappa "caldo". Quasi mai è stato così. E allora ieri mi sono decisa e ho chiamato un gentilissimo tecnico, il quale in 5 minuti ha smontato la mia caldaia, cambiato un microscopico pezzetto di cilindrico ferro detto termocopia e strappato una ricevuta da 66€, prima di lasciarmi con la minacciante esortazione "dica ai suoi padroni di casa di chiamarmi per la manutenzione annuale, altrimenti se le fanno un controllo si becca una bella multa dalla regione". Controllo annuale. i padroni di casa rimbalzano su di me l'arduo compito. Non ho mai avuto a che fare con una caldaia e in pochi mesi è diventata il mio cruccio giornaliero. E adesso che ho risolto il problema del termometro arriva lo spauracchio della regione. E il dubbio è, quando sei in affitto, A CHI CAVOLO SPETTA RICHIEDERE LA MANUTENZIONE?

Per oggi troppe emozioni, la regione può anche aspettare che prima mi goda il frutto dei miei ex 66€. Trentacinque minuti di ininterrotta doccia bollente, che mi hanno fatto pensare che una volta tanto sarebbe stato difficile uscire. Se non mi fosse successo non l'avrei mai pensato, l'acqua calda è come una coperta di lana in pieno inverno...