venerdì, ottobre 19, 2007

Il mercato delle b(o)lle

Sul finire dell'ottocento un comunissimo farmacista di Atlanta, il dott. John Styth Pemberton, dava alla luce quella che di li a poco tempo si sarebbe rivelata la più redditizia delle alchimie: era il 1886, la data di nascita della Coca Cola.
Inventata come un rimedio efficace per qualsiasi male, la bevanda con le bolle uscì illesa da tutti gli attacchi volti a mettere in dubbio la presunta insalubrità dei suoi misteriosi ingredienti, per arrivare fino a noi quasi intatta, trasformata da versione liquida dell'aspirina a colosso mondialmente incontrastato delle bibite analcoliche.
Però qualcosa ad un certo punto deve essere andato storto. Sarà il momento storico delle lotte epocali ai grassi e calorie - soprattutto nella patria sovrappeso di Mc Donald e patatine. Sarà che all'attenzione maggiore che prestiamo alla linea si asocia per fortuna una più profonda e urgente attenzione alla salute - nostra e dell'ambiente in cui viviamo. Qualsiasi cosa sia stata, si dà il fatto che il modello Coca Cola ha cominciato a scricchiolare, trascinando con sè la Pepsi, concorrente diventata socia di sventura. Il primo colpo l'ha lanciato la comunità scientifica statunitense, che ha recentemetne puntanto il dito contro la pratica della Coca Cola e della Pepsi di sostituire il saccarosio proveniente dalla canna da zucchero con un più conveniente - dal punto di vista esclusivamente economico - concentrato di fruttosio proveniente da mais OGM.

Una volta creata la crepa, l'acqua - gassata? - comincia ad entrare e mina le basi precarie della salubrità delle sorelle Coca & Pepsi. A inizio 2007 la Chicago Medical Association ha proposto una tassa aggiuntiva sulle suddette bevande - i cui dolcificanti sono una delle maggiori cause di obesità infantile - per dedicarne i proventi a campagne di educazione alla salute.
E non bisogna pensare che si tratti solo di una crociata americana contro una propria creazione. Nell'agosto del 2006 lo stato indiano del Kerala (!) ha vietato alla Coca Cola e alla Pepsi la produzione e la vendita delle loro bevande in tutta la regione (!!!) dopo che un'indagine del Centro per la scienza e l'ambiente di New Delhi aveva rinvenuto residui di pesticidi nelle bibite, in quantità 24 volte superiori ai limiti indiani (!!!!!!!!).
Per non parlare che in India il mais - preferito dalle multinazionali per i motivi suddetti- impoverisce i contadini, perchè sostituisce le coltivazioni locali di canna da zucchero. Se si considera poi che per produrre un litro di Coca Cola servono nove litri di acqua, si capiscono anche le ragioni dietro alle denunce avanzate nello stato del Kerala per inquinamento dei terreni e furto di acqua destinata all'irrigazione e al consumo umano. Nel Kerala sono stati prosciugati 260 pozzi.

Che ironia che tanti attentati alla nostra salute derivino dall'invenzione fortunata di un farmacista, a cui di solito chiediamo piuttosto cure - non cause - per le nostre umanissime pene. Ma si sa, siamo esseri irrazionali, a volte anche l'informazione più efficace non serve a farci desistere dalla tentazione. Finchè continueremo ad essere entusiasti e affezzionatissimi consumatori ci sarà mercato, salutare o no che sia.

Nessun commento: