lunedì, luglio 09, 2007

DISTRICARSI

L'agricoltura organica, quella che non usa fertilizzanti, pesticidi e OGM, potrebbe soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale e aumentare la manodopera agricola del 30%. E' quanto emerge da due studi presentati nel corso della Conferenza Internazionale sull'Agricoltura biologica che si è tenuta da poco alla FAO. ("Agricoltura. Fao: bio può soddisfare il fabbisogno del mondo" Fonte: Ansa)

Food versus Fuel. Cibo contro energia. Questo il dilemma che si porrà in maniera sempre più stringente tra chi vede nell'agricoltura un modo per sfamare il mondo e chi invece si aspetta di risolvere anche i problemi energetici e la dipendenza dal petrolio. L'accresciuta domanda di biocombustibili (etanolo e biodisel) sta portando grosse modifiche ai mercati agricoli, che porebbe spingere al rialzo i prezzi di molti prodotti, fino a determinare rincari tra il 20 e il 50% nei prossimi dieci anni, secondo un rapporto congiunto dell'Ocse e delal Fao. Il fattore più importante è l'impiego crescente di cereali, canna da zucchero, semi oleosi e oli vegetali per la produzione di sostituti dei combustibili fossili, cioè etanolo e biodisel. Il rapporto mette in luce come i prezzi più alti rappresentano un problema per i paesi importatori netti di prodotti alimentari e per i poveri delle fasce urbane. E se i prezzi più alti delle materie di base vanno a vantaggio di chi le produce, si traducono invece in costi extra e in redditi più bassi pre gli agricoltori che hanno bisogno di quei prodotti come foraggio per il bestiame ("Ocse, allarme prezzi sui prodotti agricoli", Vittorio Da Rold, Sole24Ore, 6/07/07)

Più di mille lavoratori in condizioni di schiavitù sono stati liberati in una grande piantagione destinata alla produzione di bioetanolo nello stato brasiliano del Parà, in Amazzonia. Con 17 miliardi di litri all’anno il Brasile è il principale produttore mondiale del biocombustibile derivato dalla canna da zucchero. Ma il boom dell’etanolo presenta almeno due punti oscuri. Il primo riguarda per l’appunto le condizioni di lavoro dei cortadores, i tagliatori della canna. Il governo brasiliano, sotto pressione da una campagna di sensibilizzazione internazionale già in atto, ha avviato una serie di controlli a tappeto ma il fenomeno sembra difficile da estirpare. I nuovi schiavi sarebbero almeno cinquantamila ed è difficile scovarli anche a causa della complicità tra i funzionari locali e grandi proprietari terrieri. Ma le obiezioni sul biocombustibile crescono anche dal punto di vista ambientale. Ad iniziare dalla pratica diffusa di bruciare i campi la notte precedente alla raccolta per rendere meno dura la canna da tagliare. Gli incendi fanno aumentare le emissioni di anidride carbonica compensando in negativo la pubblicizzata riduzione dei gas che causano l’effetto serra. Più politica la critica mossa da Fidel Castro secondo cui l'aumento delle coltivazioni di canna da zucchero farà crescere la fame nei paesi poveri. Tesi sostenuta anche dal relatore delle Nazioni Unite per l’Alimentazione Jean Ziegler che ha fatto l’esempio di alcune zone rurali del Messico, dove il prezzo del mais è aumentato del 16% a causa della minore offerta disponibile per la riduzione dei campi coltivati. ("La malora degli schiavi dell'etanolo", Emiliano Guanella, La Stampa, 6/07/07)

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