martedì, aprile 03, 2007

DIFFERENZIALI....(?)

Rientro da una settimana frenetica di lavoro, durante la quale mi è capitato per caso di parlare a più riprese della condizione della donna nel mondo lavorativo italiano. E mi sono trovata a difendere il fatto che la cosiddetta "differenza di genere" io proprio non la percepisco. Forse in questi pochi anni di gavetta sono stata fortunata, forse sono ancora ad un livello troppo basso per poterla percepire. O forse ...non esiste? Per lo meno non mi pare di averla mai vissuta a livello di differenziazione salariale o intellettuale. magari perchè ancora non ho famiglia e figli a carico? Forse. E allora mi pare che l'articolo riportato oggi dal Sole24ore dia una risposta più obiettiva e più vicina al mio sentire dalle abituali conversazioni sul tema della auspicata uguaglianza tra sessi (perchè uguali non siamo mai, figuriamoci tra sessi diversi....). Riporto gli spezzoni che mi sono sembrati più significativi, nel frattempo aspetto commenti, soprattutto dal gentil sesso (qualunque esso sia...!).

"In Italia i differenziali salariali di genere sono contenuti ed è la bassa occupazione femminile a rappresentare la manifestazione più evidente delle differenze di genere sul mercato del lavoro. Molti sono gli interventi auspicabili nel nostro paese, il cui gender gap è così elevato, il tasso di fertilità è tra i più bassi d'Europa e la cultura dominante non favorisce il lavoro femminile. Ci sono chiare indicazioni che la maternità e il tempo di cura dei figli e, dato l'allungamento della speranza di vita, degli anziani, giocano un ruolo cruciale nel definire la partecipazione femminile al mercato del lavoro, la sua durata assoluta, la sua continuità e i differenziali salariali. Questo suggerisce che la scarsa parteciapzione femminile al mercato del lavoro non è solo , o non primariamente, un problema di genere, ma un problema di ruoli e di assenza di strumenti che riconoscano il valore sociale del lavoro di cura. Per aumentare la parteciapazione femminile sarebbe più naturale sostenere il lavoro di cura [piuttosto che giocare sugli sgravi fiscali]

tratto da Sole24ore 3/4/2007

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