venerdì, maggio 12, 2006

Perchè alle lucertole ricresce la coda?

Questa volta è un altro Friedman, Thomas, uno dei più apprezzati editorialisti del New York Times, a parlare della relazione tra ricchezza e democrazia (vedi post del 24 aprile “Tesi o Antitesi”), arrivando ironicamente alla definizione di un nuovo paradigma economico: la Prima Legge della Petrolpolitica. Di cosa si tratta? Osservando qua e là il confuso scenario mondiale, succede che T. Friedman giunge alla conclusione che “negli stati produttori di petrolio il prezzo del petrolio e l’avanzamento della libertà vanno sempre in direzioni opposte. Secondo questa legge, più sale il prezzo medio mondiale del greggio, più viene minata la libertà di parola e di stampa e la possibilità di avere elezioni libere e corrette, una magistratura indipendente, norme giuridiche e partiti politici indipendenti. E queste tendenze negative sono rafforzate dal fatto che più aumenta il prezzo, meno i leader del petrolio fanno caso a quel che il mondo pensa o dice di loro.” Un esempio? Il Venezuela avrebbe mandato all’inferno il primo ministro Tony Blair e l’Area di Libero Commercio sponsorizzata dagli USA se il suo paese avesse dovuto sostenersi grazie ai suoi imprenditori e non invece solo scavando pozzi?
Secondo T. Friedman l’aumento del petrolio degli ultimi tempi non è solo dovuto dalla generale insicurezza dei mercati mondiali in seguito alla violenza in Iraq, Nigeria, Indonesia e Sudan, ma anche e soprattutto al rapido ingresso nel mercato mondiale di tre miliardi di nuovi consumatori provenienti da Cina, Brasile, India e dall’ex impero sovietico. Sul piano politico ciò significherà “che un intero gruppo di stati del petrolio con istituzioni deboli o governi esplicitamente autoritari andrà incontro a un’erosione delle libertà e a un aumento della corruzione e dei comportamenti antidemocratici. (…) Perciò qualsiasi strategia volta a promuovere la democrazia che non contempli anche una strategia credibile e sostenibile per trovare alternative al petrolio e far calare il prezzo del greggio non ha alcun senso ed è destinata al fallimento. Oggi, a prescindere dalle vedute in politica estera, dobbiamo pensare geo-green. Non si può essere efficacemente realisti in politica estera o idealisti nel promuovere la democrazia, senza essere anche ambientalisti efficaci.” T. Friedman, riportato dal Corriere della Sera, inserto economico, 8 maggio 2006.

E pensare che non è una questione di brillanti intuizioni economiche. Beppe Grillo (di professione comico) le stesse cose le viene dicendo da un sacco di tempo… Sarà forse da chiedersi perché il messaggio non viene recepito? T. Friedman esclude dalla sua Prima Legge della Petrolpolitica gli stati che hanno molto petrolio ma che, prima di scoprirlo, erano già democrazie radicate, come l’Inghilterra, la Norvegia e gli Stati Uniti. Ma questi stati, magari allungando un po’ la lista, andrebbero proprio bene per un’altra legge di Petrolpolitica. La Seconda, la stessa per cui se alle lucertole si taglia la coda, quella, dopo un po’ ricresce.

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