giovedì, giugno 19, 2008

La vetta vista da qui

La salita del Denali parte da Talkeetna, cui si arriva in macchina da Anchorage. Qui sulle targhe delle auto c’e’ scritto: Alaska –The Last Frontier- ed e’ proprio questa l’impressione che si ha giunti a Talkeetna. I tre giorni che servono per arrivare al campo 3, ci fanno capire subito che tipo di esperienza abbiamo iniziato, che tipo di viaggio, anche mentale, ci troveremo ad affrontare per i prossimo 14 giorni. Tirare con gli sci una slitta pesantissima su sterminate distese di ghiaccio, per poi arrivare, dopo 4 o 5 ore, in prossimita’ della zona dove scavare una buca nella neve, per piantare la tenda protetta dal vento gelido della notte artica, e poi iniziare a sciogliere neve per procurarsi acqua da bere e per cucinare, ti fa capire subito quanto si e’ lontano dalle abitudini di casa, dove basta aprire un rubinetto per avere tutta l’acqua che si vuole, calda e fredda. I 4.400 m del campo 4, sono il punto in cui ci si ferma piu’ a lungo, tanto che ad un certo punto, questo luogo sembra trasformarsi nella nostra “casa”, soprattutto se, come nel nostro caso, il brutto tempo e la neve costringono a passare fermi in questo punto cinque giorni in attesa che il tempo migliori. Con il passare dei giorni si inizia a fare amicizia con le altre persone che, come noi, sono ferme qui in attesa di un miglioramento del tempo, persone che hanno condiviso con noi questa prima parte del percorso, e che condividono con noi il sogno di raggiungere la vetta. Ognuno segue la propria strada, la propria strategia di salita, ma per tutti l’incognita principale e’ il tempo, cosi’, quando ci si incontra nel campo, l’argomento di discussione è sempre lo stesso: quando migliorerà il tempo? C’e’ chi, in contatto satellitare con chissa’ chi, si fa mandare previsioni meteorologiche che immancabilmente vengono smentite, c’è chi si affida a strane conoscenze scientifiche acquisite sui libri, ma l’unica cosa certa e’ che in questo posto, prevedere il tempo che fara’ e’ impossibile. L’unico modo e’ alzarsi la mattina, uscire con la testa dalla tenda e sperare che se il tempo e’ bello rimanga tale, se invece e’ brutto migliori, permettendoti di fare quello per cui sei venuto fino a qui. Dopo 5 giorni di attesa, decidiamo che è venuto il nostro momento. I giorni a nostra disposizione stavano per finire, ma soprattutto lo stare fermi, l’impossibilità di agire e la vita entro le ridotte dimensioni di una tenda di 3 m X 2 m, stavano pesando piu’ che sul nostro fisico, sulla nostra mente. possiamo affrontare la lunga cresta di roccia e neve che porta al campo 5 (High Camp), posto proprio sotto la cima del Denali, a 5.300 m. Montata la tenda il tempo sembra migliorare, e progressivamente questo posto, da cupo e tetro come appare avvolto dalle nuvole, si rivela come una sorta di paradiso, quando le nuvole rimangono sotto di te a formare un tappeto soffice, e lo sguardo puo’ perdersi nell’orizzonte infinito che l’alta quota puo’ permetterti di ammirare. A questa altezza il respiro rimane sempre affannoso, ed ogni movimento deve essere lento e ragionato. Se provi anche solo un attimo a mantenere il ritmo frenetico che si ha a casa, la testa inizia a pulsare, riportandoti ad una lentezza che ti permette di contemplare la magnificenza di quanto ti sta attorno. Visto l’accenno di miglioramento del tempo, decidiamo che domani sara’ il nostro giorno per tentare di raggiungere la vetta, avremo solo quello a disposizione, e cercheremo di fare di tutto per vincere la nostra sfida. La notte al campo alto trascorre lenta, si dorme poco (un po’ per la quota ed un po’ perche’ a queste latitudini, in questo periodo, il sole non tramonta mai) e fa molto freddo, e quando decidiamo che e’ ora di fare colazione e poi partire, ci accorgiamo che l’interno della tenda e’ completamente rivestito di ghiaccio, come ghiaccio si e’ formato sulla parte esterna dei nostri sacchi a pelo. Usciti dalla tenda ci accorgiamo subito che la giornata non e’ delle migliori. Alcune nuvole si stanno addensando sulla cima, ed il vento inizia a rinforzare. quando sbuchiamo in prossimita’ del Denali Pass a 5.700 m, il vento e’ talmente forte che quasi non ci permette di rimanere in piedi, e si porta appresso anche un gelo che ti entra subito nelle ossa. Cerchiamo di procedere per vedere se la situazione accenna a migliorare, ma oltre al vento ed al freddo, dalle nuvole che progressivamente ci hanno circondato, inizia a nevicare. A questo punto basta uno sguardo tra di noi per prendere la decisione che non avremmo mai voluto prendere…: si torna indietro, il nostro tentativo di salire ai 6.194 m della vetta del Denali, si ferma a circa 5.700 m, ad un soffio dalla vetta. Mentre torniamo verso il campo alto, le condizioni peggiorano ulteriormente, la nevicata si fa piu’ intensa, e questo in parte ci rincuora sul fatto che la decisione presa sia stata qualla giusta. Questa volta ha vinto la Montagna, che si e’ presa anche la liberta’ di beffarci, dandoci, il giorno dopo la nostra partenza una giornata splendida di sole, senza vento ed ideale per salire sulla vetta, come poche se ne vedono da queste parti…...ma noi, ormai, stavamo gia scendendo, un po’ abbattuti, ma in fondo consapevoli di aver fatto una, per noi, grandissima esperienza, dove siamo usciti solo in parte sconfitti da una Montagna che si e’ rivelata essere al tempo stesso immensa e splendida, ma anche in certi casi terribile e temibile. Noi siamo in ogni caso orgogliosi di quanto abbiamo fatto, e se non possiamo certo consigliare questo tipo di viaggio ad altri, quello che possiamo proporre e’ di cercare dentro se stessi la propria “Last Frontier” come abbiamo fatto noi, e di impegnarsi per raggiungerla, per quanto possibile ed indipendentemente dalla componente avventurosa o estrema che questa richieda. Spesso è più vicino e raggiungibile di quanto immaginiamo.

Foto e testo: Ivan & Gigi - Denali National Park, maggio-giugno 2008 ©

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