venerdì, novembre 17, 2006

Essere o non essere ragno?

"A dispetto di tutti i suoi tentativi, esperimenti e studi, finora la scienza non è riuscita a fabbricare un materiale con le stesse caratteristiche di quello secreto dagli aracnidi. Un vero peccato perchè la tela del ragno ha proprietà uniche: la sua resistenza allo stiramento è paragonabile a quella dell'acciaio, pur essendo molto più leggero e flessibile. Queste fibre riescono infatti ad annullare la spinta di un insetto catturato al volo, e si calcola che con un filo spesso come una matita si potrebbe anche trattenere un Boeing 747. Riuscire a riprodurre in maniera artificialeuna ragnatela permeterebbe di creare delle armature antiproiettili ultraflessibili e resistenti, ma questo materiale potrebbe essere utilizzato per costriure paracaduti e fili da pesca, o anche tendini e legamenti artificiali da utilizzare nei trapianti. L'industria tessile però è riuscita da tempo a fabbricare delle fibre simili a quella secreta dal baco, ma al contrario di quanto avviene per il baco, l'allevamento dei ragni per produrre in maniera industriale il filo è impossibile. Gli aracnidi, che sono animali generalmente territoriali, si divorerebbero tra loro. (...) Allora alcuni laboratori hanno puntato sulle differenze esistenti tra la fibra dei bachi e quella dei ragni, con l'obiettivo di insegnare ai primi a condurre una seta analoga a quella secreta dagli aracnidi...."
("Insegnare al baco ad essere ragno", il Sole24ore, 17/11/2006)

Come dire, visto che gli animali a fare le cose di cui hanno bisogno pare siano più bravi di noi, freghiamoli culturalmente, addestrandoli a fare qualcosa per cui non sono certo nati. E poi cosa arriveremo a chiedere al baco dopo averlo convinto di essere ragno?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante, si tratta in sostanza di alterare la struttura genica del baco perche` produca tela di ragno anziche` seta. Immagino sia molto doloroso per il baco, almeno all`inizio, ma mi domando..quando pensiamo che una cosa del genere sia contronatura o immorale, ci riferiamo davvero al dolore?