...Sembra proprio che in questo Paese il potere delle idee, a parte quello che si esprime nella stampa popolare, sia trascurabile. Dove sta l'errore? Per lungo tempo ho ritenuto che la colpa fosse imputabile agli editori, ma oggi sono convinto che non sono loro i veri responsabili. La colpa, prima di tutto e in gran parte, è del pubblico: del suo atteggiamento sbagliato nei confronti dei libri, della domanda esigua, delle strade tortuose e infide che un libro, il più nobile tra i prodotti dell'uomo, è costretto a percorrere. (...)
La mia conclusione è che fino a quando la circolazione di un tipico buon libro, al di fuori della ristretta fascia di best-seller, non supererà le 3mila copie, è antieconomico e in realtà impossibile, se l'autore e l'editore devono guadagnarsi da vivere, ridurre il prezzo dei libri. (...) Quante persone spendono anche solo 10 sterline l'anno per un libro? Quanti impiegano per l'acquisto dei libri l'1% del loro reddito? L'acquisto di un libro non dovrebbe essere ritenuto una stravaganza, ma una buona azione, un dovere sociale, che rende felici chi lo compie. Mi piacerebbe mobilitare una grande armata, che superi di numero i Bevitori di Birra e gli Amici della Senape, un'armata di Roditori dei Libri, impegnata a spendere 10 sterline l'anno sui libri e, nei ranghi superiori della Fratellanza, a comprare un libro ogni sei anni.
John Maynard Keynes, I libri sono cari?, The Nation, 1927
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