lunedì, agosto 07, 2006

I CAMPIONI DEL MULTITASKING

“Sapete cos’è? Il nome glielo hanno dato gli americani: nella sua accezione più ampia definisce il fenomeno per cui vostro figlio, giocando al game boy, mangia la frittata, telefona alla nonna, segue un cartone alla televisione, accarezza il cane con un piede, e fischietta il motivetto di Vodafone. Qualche anno e si trasformerà in questo: fa i compiti mentre chatta al computer, sente l’I-pod, manda sms, cerca in Google l’indirizzo di una pizzeria e palleggia con una palletta di gomma. Le università americane sono piene di studiosi che stanno cercando di capire se sono dei geni o dei fessi che si stanno bruciando il cervello.”

A sommi capi è così che A. Baricco riassume il vorticoso fenomeno che sta caratterizzando la società contemporanea, sempre più alle prese con due elementi ormai vitali per la sopravvivenza nel mercato (economico e relazionale): quante cose si sanno fare e in quanto tempo siamo capaci di farle. Se ci pensate bene è un fenomeno che ci coinvolge tutti: da un certo punto in poi della nostra vita il tempo a disposizione sembra essersi accartocciato, le cose da fare aumentano, insieme agli scatoloni dei buoni propositi rigorosamente ammonticchiati in cantina, in attesa del momento giusto. E’ il giorno che ci guardiamo allo specchio con più attenzione per ricordarci che non siamo più quelli di una volta, e come in un riflesso incondizionato iniziamo a spronarci mentalmente: ma su, forza, puoi far di più!!. Se siamo già arrivati a quel punto, allora saremo già dietro ad un treno in corsa e sarà difficile fermarsi un attimo a riflettere sul fatto che il tempo, che in se è una concezione del tutto soggettiva, sta sempre lì, a nostra disposizione. Non è lui a scappare ma siamo noi ad averne intasato il flusso, riempiendolo di attività, nozioni, possibilità infinite (la maggior parte delle quali, superflue). E siccome tutto dentro proprio non ci sta, dobbiamo fare qualcosa di alternativo per fregarlo, appunto, sul tempo: metterci a correre. Ma in tutta questa trasformazione - che certo i nostri nonni, già abbastanza perplessi dai PC e dai telefonini, erano ben lungi dallo sperimentare - cosa perdiamo e cosa guadagniamo di noi stessi?

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