martedì, luglio 18, 2006

MEDIO ORIENTE, GOOD NIGHT

Scende di nuovo la notte sul Medio Oriente, una notte che non è più intervallata da momenti di luce, come se per una parte piccolissima ma tanto importate del mondo fosse improvvisamente scomparso il sole e nessuno se ne fosse accorto. I fuochi fatui dei negoziati eterni si sono interrotti, in che momento esattamente nessuno può dirlo, è troppo tempo che la guerra sotterranea inquina i rapporti tra israeliani e palestinesi, difficile dire chi abbia sferrato il primo colpo, impossibile discernere ormai l’intreccio delicatissimo tra diritti e responsabilità.
Le testate di tutto il mondo che fino a pochi giorni fa esibivano a lettere cubitali l’ultimo atto coraggioso del condottiero d’Israele - il ritiro da Gaza benedetto dalla comunità internazionale e osteggiato fino alla fine dei coloni israeliani abbarbicati alle mura cadenti delle loro ex-case – oggi si ritrovano a cambiare il vocabolario della pace con i consueti vocaboli del conflitto: soldati rapiti, escalation, Nuovi raid sul Libano. Razzi sul Neghev…Le notizie hanno una data di scadenza che coincide con i tempi presenti della realtà, ed è per noi così difficile conservare la memoria delle origini che oggi ci troviamo ad osservare distratti il riaccendersi della miccia mediorientale, come se, al tracciare una linea tra gli alti e i bassi degli ultimi 50 anni di storia, il quadro che ne esca sia di guerra permanente e allora, perché stupirsi oggi se il fuoco sul quale Sharon aveva gettato un mucchietto di terra sta di nuovo avvampando alto e potente?
Eppure, se ci fermassimo per un attimo dal nostro sfrenato agire quotidiano, ci ricorderemmo quello che parole inflazionate come globalizzazione possono significare: il mondo che diventa paese grazie alla mente illuminata del progresso, non può più permettersi di ignorare quello che accade nella porta accanto. Eppure, lo spirito di conservazione ci spinge a vivere il nostro limitato contorno come se fosse il centro di un mondo che inizia e finisce nel giardino di casa. Dalla mia generazione in avanti si è persa la memoria della guerra, i sessant’anni ininterrotti di pace vissuti soprattutto dall’Italia - per fortuna risparmiata dagli attentati terroristici che hanno insanguinato i vicini europei - hanno seminato in noi un meccanismo di inconscia invulnerabilità, dando per scontato che il nostro privilegiato stile di vita sia un diritto ormai acquisito e che c’è sempre qualcuno, al di sopra di noi, capace di preservarlo intatto, difendendolo dalle ripercussioni improvvise degli avvenimenti esterni. E forse il nostro inconscio non si sbagliava poi tanto…

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(Foto: Reuters, inviata da Chiara)

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