domenica, novembre 22, 2009

Aggiungo stella a stella, sbucherò da qualche parte*

“Ho sempre avuto, nel corso della mia intera esistenza, la netta sensazione di aver vissuto in altri tempi e in altri luoghi, di aver addirittura ospitato in me altre persone”. A parlare è Darrel Standing - professore rinchiuso nel carcere di San Quentin per un delitto passionale e in attesa della pena capitale per aver accidentalmente colpito di striscio un secondino - ma è anche e soprattutto il suo autore. Scrittore prolifico – anche se in Italia poco conosciuto, se non nelle vicende epiche in versione cartonata di Zanna Bianca e Il richiamo della foresta - Jack London (1876 – 1916) ha impregnato di vissuto tutta la sua scrittura, attingendo alle suggestioni di un’esistenza eclettica che lo ha visto strillone di giornali, pescatore di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, corrispondente di guerra russo-giapponese e cercatore d'oro, per poi diventare uno scrittore ricco e di successo già tra i suoi conteporanei.
Le sue pagine sono infatti imbevute di estremo realismo anche nei passaggi più surreali, che nel Vagabondo delle stelle si trasformano in viaggi mentali nella galassia di vite anteriori, in fuga dal corpo e dalla realtà disumana di San Quentin. Eppure, nonostante l’apparente suggestione di paesaggi fantastici, il libro resta in ogni rigo uno strumento terreno - storico - un veicolo di denuncia sociale, per mettere i suoi contemporanei di fronte alle condizione carcerarie di un’America che si voleva civile e civilizzata.
Da lì il pensiero dell’eternità. La sensazione che in fondo l’uomo non fa che ripetere i propri gesti all’infinito, in un incessante e monotono ripetersi di errori e tentativi di catarsi travestiti da progresso. La passeggiata tra le stelle è una presa di coscienza, non la salvazione. Una coscienza intrisa di disillusione quella di London, che determinerà anche il corso – e la fine – della sua esistenza. In fondo, se Darrell Standing riesce nella tecnica di sgusciare via dal corpo per librarsi alla ricerca di precedenti vite, questo non serve a modificare il presente e renderlo più giusto – sarebbe stato banale, un sortilegio senza possibilità di immedesimazione - ma aiuta invece a liberarsi dalle barriere che gli impedivano di ricordare e - ottenuta la prova dell’eternità umana - non impazzire dal dolore. Del resto, a cosa serve condannarlo a morte se nessuno di noi può morire, se la sua sarà solo una “morte minore”, quella del corpo, mentre l’anima intatta cercherà nuove galassie dove atterrare?
Condanna anche questo London, che nella vita ha sperimentato di tutto, ma non si illude che l'aver scoperto la possibilità di viaggiare tra le stelle gli dia la chiave per sconfiggere l'ingiustizia. Lo dice bene il titolo, il suo è un vagabondaggio, un oblio che non porta salvezza, ma solo la scoperta di una maggiore consapevolezza. Che libera dalle frenesie del contingente e da un’umanità ipocrita e noiosa, incapace di redimersi nel ricordo delle sue precedenti edizioni.

*Battiato, Vite parallele

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