mercoledì, gennaio 23, 2008

Quanto contano le prime impressioni?

Prendiamo ad esempio Barcellona.
Prima di partire ho ricevuto fiumi di commenti entusiastici di chi c'era stato, di chi sognava andarci, di chi ne aveva solo sentito parlare. Strabiliante. Poi, giusto il giorno prima, un commento ambiguo, detto con un tono che non prometteva nulla di buono: sembra Napoli. Mi è rimasto dentro come un tarlo, quel SembraNapoli e il suono sibilante associato alle parole, come a dargli una strisciata secca di definitività. Forse mi sono fatta suggestionare, ma la mia prima impressione di Barcellona è stata velata da quel borbottio di fondo, che me l'ha fatta vedere sporca e trasandata, un pò triste e un pò sola - come tutti i porti di mare - sotto la superficie traslucida del suo infinito movimento.
Le prime impressioni, ti fregano ed è finita. Come Buenos Aires, che per mesi mi ha sussurrato all'orecchio il suo attaccamento viscerale a origini principalmente italiane, tanto da farmele vedere ovunque, nei modi di fare, nei palazzi, negli squarci di periferia. E non era vero niente, la lingua madre in fondo non inganna mai. Parlano spagnolo, altro che lunfardo, e adesso che l'ho vista mi rendo conto di come la Spagna riemerga prepotente in tutti i profili di Buenos Aires.
Barcellona è tanto bianco-nera di giorno quanto accesa e folle la notte. Bar ovunque popolati di gente a tutte le ore - anche le più piccole - locali alla moda, locali malfamati, eventi, spettacoli, teatrini di strada, concerti, e fiumi, letteralmente fiumi di persone che a partire dalle ventuno cominciano a restituire la vita alle strade, sonnacchiose e lente fino al calare del sole.
Sarà che vivo in pianura padana e posso anche farmi suggestionare da tanta notturna vitalità , ma il fenomeno va oltre il semplice divertimento giovanile. E' infuso nella cultura, negli usi popolari, è la gente vera a vivere di notte, di giorno mi guardo in torno e scopro solo facce come la mia, col bollino turista stampato in fronte. Cammini per Barcellona dopo l'orario che in provincia di Brescia sarebbe definito "coprifuoco", e incontri anziani con la busta della spesa, mamme con passeggino, bambini in fila indiana, giovani a branchi, gente di mezza età che pascola senza fretta in cerca di un posto libero per cenare (meglio dopo mezzanotte). Le impressioni rimbalzano all'indietro, ancora strabiliante.
Quattro giorni di immersione totale nella guida, di chilometri percorsi a piedi, zigzagando tra i quartieri del porto - quelli scuri e stetti e poco rassicuranti - un'avventura finita presto in bicicletta - ho bucato - una sistemazione alla buona in un ostello del centro, a contatto con polvere e multiculturalità - immancabili italiani ovunque. Tutti ingredienti insufficienti a farmi un'idea.
Ma una sensazione mi resta ancora abbastanza addosso: le palme mediterranee scosse da un vento forte, costante, che rincorre impietoso anche dentro i vicoli più stretti; le architetture spiritate e gonfie dei palazzi di Gaudì; l'Aquarium con lo squalo che non può mai smettere di nuotare; la statua di Cristoforo Colombo col dito ferroso e fisso impettito sull'orizzonte; la sporcizia e l'abbandono di interi pezzi di città - città, come Genova e Marsiglia, città porto di mare - i viali timidi di giorno e brulicanti di notte, vivi di giocolieri, trapezisti e immigrati del nord Africa che vendono lattine di birra al pezzo e anche altro, sottovoce. Tutti questi elementi scolpiscono nella mia mente l'immagine di una Barcellona incompiuta, in continua ricomposizione. Nella migliore tradizione del suo archittetto più celebre e celebrato, che con la Sagrada Familia aveva in mente una visione talmente geniale e complicata del sacro, che a distanza di un secolo è ancora lì, cantiere a cielo aperto, in attesa che il miracolo si compia e l'umana fatica - o finanziamenti ingenti - la portino finalmente a compimento. Del resto il nome completo dell'opera, in catalano suona come Tempio espiatorio della Sacra Famiglia e la targa che indica le date di costruzione dice più o meno così:
"1882 - (1926) - ??" L'ingresso costa 8 € e l'incasso è devoluto a finire i lavori. Turisti responsabili, ho contribuito a completare una pietra della mia Barcelona in movimento. Alla fine, tutto torna.

Barcellona 10-14 gennaio 2007
Foto: letiziajp ©

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