giovedì, gennaio 03, 2008

Appostiamoci

"Poste Italiane è un innovativo e competitivo operatore di servizi finanziari e di pagamento. Ogni elemento interagisce con l'altro ed è funzionale a raggiungere e soddisfare le richieste del cliente. Onestà, trasparenza, correttezza, senso di responsabilità e affidabilità sono i valori che caratterizzano il Gruppo Poste Italiane e che guidano i comportamenti nelle relazioni interne e nei rapporti con l'esterno, generando fiducia e credibilità. Poste Italiane è un servizio pubblico con un'importante funzione sociale: il Servizio Universale. " (http://www.poste.it/)

La citazione non è tratta da un libro di fantascienza ma dal rispettabile sito della Poste Italiane. Ho selezionato le frasi più significative, quelle che più di ogni altra evocano nella memoria i momenti indimenticabili passati infilata in coda, in quel modo tutto italiano che hanno le code di disfarsi e sfaldarsi man mano che ci sia avvicina allo sportello. Della posta del paese dove abito conosco per inerzia ogni anfratto nei muri, la forma inflessibile dell'orologio, le cartoline di Natale e i francobolli col Papa, tutti amorevolmente appiccicati ai vetri di quegli sportelli perennemente in disuso, così da farli sembrare meno inesorabilmente vuoti alla trentina di persone che aspettano - sbruffando come balene - che si sia liberato l'unico operatore (innovativo e competitivo) disponibile. Appena varcata la porta del nostro ufficio postale, scatta dentro qualcosa di antropologicamente interessante: un certo senso di ineluttabilità misto a fatalismo, che al massimo trova sfogo in timidi tentativi di protesta esternati col tuo vicino, più per ingannare il tempo che per farsi davvero sentire.
Perchè, nonostante quello che vorrebbe raccontarci il sito delle Poste Italiane, il servizio, lungi dal generare fiducia e credibilità, ha generato nel pubblico la stessa umana reazione di molti altri servizi statali, che chiamereri piuttosto...spirito di sopravvivenza, che in alcuni rari casi sfocia in esasperazione. Nella maggioranza dei casi invece sopportiamo code interminabili, uffici sottodimensionati, impiegati isterici che se la prendono con noi e noi con loro, e usciamo da li carichi di un'energia negativa - capace di illuminare tutti i colossei d'Italia - che viene dispersa nelle ricadute inevitabili di una mattinata buttata via per pagare una bolletta. I seguaci di slow food potrebbero obiettare che la velocità è la vera malattia e potremmo utilizzare il tempo speso in piedi negli affidabili uffici postali per pensare a noi stessi, recitare una poesia, scambiare due chiacchiere col mondo. Una pratica tutta orientale della calma e della tolleranza che mi ha quasi convinto, finchè è entrato un indiano e si è lanciato in un sermone di lamenti, per il tempo che gli tocca perdere ogni volta che deve mandare due lire in India (per non parlare che adesso le poste sono addette ai rinnovi dei permessi di soggiorno....amen). Neanche in India gli capitava di aspettare tanto? Incredibile, quanti pregiudizi, quanti stereotipi incondizionati!
Forse dovremmo ringraziarle le Poste Italiane, per questa ginnastica forzata all'attesa a cui ci hanno addomesticato. Il servizio pubblico che riesce nell'impresa di educare alla pazienza, alla docilità, un cittadino pienamente consapevole che i servizi che gli offre lo Stato (offre? ma non servivano a questo le tasse...?) sono un disastro insensato (davvero cosi difficile da sanare?) di inefficienza e mediocrità, ma continua ad usarli senza opporre eccessiva resistenza. La sottomissione, ecco la vera rivoluzione sociale dei nostrani servizi universali.

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