lunedì, luglio 24, 2006

UN INDOVINO MI DISSE

Nella primavera del 1976, a Hong Kong, un vecchio indovino cinese avverte Tiziano Terzani: «Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai».
Arrivato il 1993, è più l’intuizione del giornalista che la superstizione dell’uomo a fargli prendere la decisione di non prendere davvero più aerei, senza per questo rinunciare al suo mestiere di corrispondente. Per 13 emozionantissimi mesi, sposandosi in treno, in nave, in macchina e a volte anche a piedi, Terzani attraversa le strade di un’Asia inedita, che no solo gli apre gli occhi sulla vera natura di quel viaggio, ma ci fa anche pensare alla nostra quasi sempre monca versione di viaggiatori. “Spostarsi non è stato più questione di ore ma di giorni, di settimane. Per non fare errori, prima di mettermi in viaggio, ho dovuto guardare bene le carte, rimettermi a studiare la geografia. Le montagne sono tornate ad essere possibili ostacoli sul mio cammino e non più delle belle, irrilevanti rifiniture in un paesaggio visto da un oblò. Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m’ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m’ha fatto riscoprire un’umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l’esistenza: l’umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa.” (Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, pag. 12)

Ho scoperto questo libro, e Terzani, che avevo quasi vent’anni, tra gli scaffali della mia coinquilina all’università e sarà stata suggestione ma alla fine ho pensato che anche quello era un segno del destino. Sfogliare le sue pagine è entrare in Asia dalla porta sul retro, quelle porte piccole che ti permettono di avere accesso a tutti i dettagli di ciò che avviene sulla scena principale. Dell’Asia Terzani trasmette la maestosa diversità dei suoi infiniti componenti, il fascino e gli orrori della storia, la peculiarità del territorio e delle sue genti, con l’occhio del giornalista e il cuore di un viaggiatore. E allora bisogna leggere i suoi libri con la stessa attitudine con cui ci si appresta ad affrontare un nuovo viaggio, con tutta la curiosità di cui sono capaci due occhi ancora intonsi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

con me sfondi una porta aperta.,...con l indovino mi sono fermato a pag 355 da un po perche poi ne ho iniziati altri e mè rimasto li...ma adesso che me lhai ricordato lo finisco....si, la descrizione che ne hai fatto è giusta, è un bel libro....anche se io sono un fan irremovibile di "un altro giro di giostra"..credo sia il miglior libro che ho letto.....
non omettiamo pero di citare "lettere contro la guerra" e "la fine è il mio inizio" eh..altri due molto validi....

ps:mi è appena arrivato a casa, comprato su internet, "Buonanotte signor lenin" ...vediamo un po che dice...lo conosci?

pps:ti telefono nel giro di una manciata di ore al massimo

ciao
francesco monaldi